Alle porte di Milano si trova un’azienda agricola dalla storia straordinaria, fatta di ricerca, salvaguardia del territorio e visioni lungimiranti. Si tratta di Cascine Orsine, nel Parco del Ticino, situata tra Bereguardo e il fiume, una delle prime realtà agricole in Italia a optare per una svolta biologica e biodinamica. A partire dagli Anni ’70, quando Giulia Maria Crespi, fondatrice del FAI e proprietaria all’epoca del Corriere della Sera, convertì la riserva di caccia di famiglia in terreni dediti alla produzione agricola e all’allevamento. Oggi l’azienda conta più di 30 dipendenti ed è gestita da Marco Pallavicini Crespi, nipote della fondatrice, da cui ci siamo fatti spiegare meglio storia e visioni future di questa azienda agricola. Inoltre, novità di giugno 2023, l’agriturismo Quac Zelata gestito da due giovani ristoratori, Linda Dacomi e Willian Floreancing, che propongono una cucina stagionale, fatta di prodotti locali e per la maggior parte provenienti da Cascina Orsine.
Cascine Orsine: la storia dell’azienda agricola alle porte di Milano
Cascine Orsine è stata pioniera dell'agricoltura biologica italiana in un'epoca in cui praticare un'attività del genere significava andare controcorrente. 650 ettari di terreno di cui 350 coltivati in modo biodinamico, a cui fa da confine e barriera naturale il bosco che è stato preservato diventando un prezioso rifugio per la biodiversità e per molte specie animali. “Mia nonna negli anni ’70 inizia ad avvicinarsi alla filosofia steineriana, comprendendo come solo un’agricoltura sana e rispettosa poteva preservare l’ambiente circostante” ci spiega Marco Pallavicini ricordando la nascita di Cascine Orsine. Infatti questo è uno dei pochi luoghi all’ingresso di Milano che mantiene ancora inalterato il suo profilo paesaggistico, alternando campi agricoli e terreno boschivo. “Prima questa era una riserva di caccia appartenuta al mio bisnonno, e dunque il bosco era un elemento fondamentale per garantire la presenza degli animali” continua sottolineando come questo elemento naturale sia un unicum nella zona del Ticino, disboscata negli anni proprio per aumentare i terreni agricoli.
Negli Anni ’70 non esisteva alcun disciplinare sul biologico e poche erano le conoscenze sul tema: “Per farlo mia nonna chiamò i massimi esperti del settore direttamente dalla Germania, ancora oggi leader nell’agricoltura biodinamica, che le diedero una mano per impostare l’attività agricola secondo questi principi” racconta Marco Pallavicini che oggi continua questo lavoro senza snaturare la visione originaria. “Il nostro logo è una rana perché in quegli anni a causa dell’agricoltura intensiva di queste zone non si sentiva più il loro gracidare, diceva mia nonna” e l’unico posto dove si potevano ritrovare era proprio Cascine Orsine, un’oasi per tanti animali considerando che il bosco è anche una delle garzaie più grandi d’Italia.
Cosa si produce da Cascine Orsine e il concetto di economia agricola circolare
“Da Cascine Orsine tutti i sistemi produttivi cercano di parlare il più possibile insieme, per minimizzare gli sprechi e rimettere in circolo le eccedenze” ci spiega Pallavicini raccontando come l’obiettivo è quello di essere il più autosufficienti possibile. Oltre ai campi agricoli dove a rotazione si coltivano riso e altri cereali, c’è anche l’allevamento di 500 capi bovini, alcuni da macello altri per il latte che viene portato nel caseificio dove si producono formaggi freschi e semi stagionati. “Le varietà di riso che produciamo sono il rosa marchetti e il baldo, tipologie che si prestano all’agricoltura biodinamica perché competono con le piante infestanti, mentre per i bovini ci siamo allontanati dalla frisona, che è molto delicata, per introdurre razze più rustiche e resistenti” ricordando poi come il letame qui non è visto come un rifiuto ma come un prezioso alleato per la concimazione dei campi. I prodotti di Cascine Orsine vengono venduti tramite i circuiti di Natura sì e nella bottega interna dell’azienda agricola. Inoltre si possono anche degustare da Quac Zelata, ultimo nato di questa complessa realtà.
L’agriturismo Quac Zelata: cosa si mangia in questa trattoria di campagna
Un’idea che si è concretizzata a giugno 2023 e che chiude idealmente il cerchio qui da Cascine Orsine. Si chiama Quac Zelata, un nome che ricorda “il rifugio di Giulia Maria Crespi, una casa nel cuore del bosco chiamata Ca’ del Quac, dal nome dialettale associato all’airone Nitticora” ci spiega Linda Dacomi che insieme a Willian Floreancing (già da Trippa ed Erba Brusca) gestiscono l’agriturismo. Qui si può venire anche in bici, luogo perfetto per il pranzo della domenica a base di piatti ispirati alla campagna e con i prodotti dell’azienda: a partire da riso e formaggi, verdure coltivate nell’orto delle cascine, erbe spontanee tipiche della zona, per un menu che cambia settimanalmente in “base ai prodotti che abbiamo”.
Quac Zelata nasce dalla ristrutturazione di un vecchio fienile e rappresenta in tutto e per tutto la filosofia aziendale di questo luogo: ricette antispreco, stagionali, con una grande componente vegetale. “Ora in carta abbiamo la zucca Hokkaido al forno con salsa all’aglio dolce, pancetta affumicata e semi di zucca, oppure la trippa in umido con fagioli cannellini. In carta c’è sempre un risotto, ovviamente, e la pasta è fatta da noi”. Antipasti: dai 10 ai 14€, primi dai 10 ai 16, secondi piatti dai 15 ai 18€. Grande attenzione anche al mondo vitivinicolo: “In quanto agriturismo non possiamo avere bottiglie che non sono della regione Lombardia. La nostra è una ricerca che spazia tra i piccoli e medi produttori con cui condividiamo scelte etiche e responsabili” dunque si troveranno solo bottiglie naturali e bio, frutto della loro ricerca. Ultima cosa interessante è la bottega: all’interno dell’agriturismo c’è uno spazio dove è possibile comprare i prodotti dell’azienda.