Tra gli errori più famosi di sempre nel mondo dei bar c’è sicuramente quello che ha portato alla nascita del Negroni sbagliato. Un cocktail che sbandiera con fierezza la sua genesi nel nome stesso, creato appunto per sbaglio da quello che viene comunemente definito il padre dell’aperitivo italiano. Mirko Stocchetto, un veneziano classe 1931, venuto a mancare pochi anni fa, che per varie peripezie si trovò a Milano ad aprire il Bar Basso, a partire da una birreria. Una storia che ha del leggendario, narrata e resa feticcio anche nel mondo, tanto che il New York Times più volte ha ricordato l’importanza di questo locale e del suo celebre Negroni sbagliato. Ma dove è nato il mito di questo cocktail diventato anche simbolo di una svolta generazionale?
Il Bar Basso a Milano e gli anni del dopoguerra
Milano, 1933. Giuseppe Basso aprì il bar che porta ancora il suo nome in Porta Vigentina, per poi trasferirsi nel ’46 dopo la guerra nell’attuale sede, in via Plinio 39. Mirko Stocchetto si inserisce in questa storia antologica nel 1967 anno in cui rilevò il Bar Basso: “L’idea di mio padre era rivoluzionaria, ovvero portare il rituale del cocktail a Milano, una consuetudine ancora molto lontana all’epoca” dice il figlio Maurizio Stocchetto, oggi alla guida del Basso. In quel periodo tra i locali più all’avanguardia di sempre c’era l’Harry’s Bar di Giuseppe Cipriani a Venezia, dove Mirko Stocchetto passò un periodo prima di arrivare a Milano. Lì conobbe il rituale del bere miscelato, del cameriere in livrea, dell’eleganza, dell’importanza della clientela, visto che all’Harry’s conobbe scrittori, intellettuali, politici, industriali. E cercò di replicare l’impresa a Milano. Riuscendoci.
L’invenzione del Negroni sbagliato e la rivoluzione culturale degli anni ’70
Come ha raccontato Mirko Stocchetto stesso nell’ultima e bellissima intervista a ZERO: “Il cocktail nacque per errore. Ai tempi c’era da lavorare, eravamo molto presi. Un cameriere mise la bottiglia di spumante Ferrari al posto di quella del gin, io ero di fretta e la presi. È un giorno caldo, le ho fatto un Negroni più leggero, dissi al cliente. Come si chiama? Si chiama Negroni Sbagliato”. E da qui l’inizio di questo cocktail, creato con tre parti uguali di Bitter Campari, Vermut Rosso e spumante. I ricordi vanno indietro a metà degli anni ’70, in una Milano che recepì immediatamente quello che era l’esordio dell’aperitivo all’italiana: qualche stuzzichino di accompagnamento, un cocktail spesso creato con corroboranti a base di erbe, come vermut e bitter, per preparare lo stomaco alla cena.
Una rivoluzione gastronomica resa possibile per il clima di fermento culturale che agitava non solo l’Italia ma l’Europa intera in quegli anni: qui passarono designer, artisti, politici come Sandro Pertini, intellettuali, tutti al Bar Basso immortalati con il bicchierone in mano. Quel bicchiere in formato maxi dove ancora oggi viene servito il Negroni sbagliato, fatto realizzare da un cugino di Stocchetto per incuriosire la clientela e oggi entrato a far parte della nuova edizione del Museo del Design Italiano.
Il futuro del Negroni sbagliato: uno dei cocktail più bevuti al mondo
Il Negroni sbagliato dunque è un cocktail che travalica i decenni e le generazioni, ancora oggi uno dei drink più bevuti all’aperitivo, non solo in Italia ma anche nel mondo. Soprattutto negli Stati Uniti, dove si è impennata la passione per i cocktail classici italiani: negroni, negroni sbagliato, americano, tutte varianti sul tema che convincono oltreoceano. Tanti sono addirittura i bar specializzati solo in cocktail base vermut e bitter, come lo sbagliato: ricordiamo il Dante a New York, tra i migliori bar secondo la World’s 50 Best Bar, tutto incentrato sull’aperitivo all’italiana. Un rito senza tempo nato (anche) grazie a un errore.