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Giovedì, 28 Marzo 2024
Roma

Ciaparat. A Roma l’enoteca domestica di una coppia di wine lover

Piatti vegetali, vini artigiani, giradischi e grandi vetrate accolgono gli ospiti in un nuovo indirizzo tra Appia e Tuscolana. La storia di Ciaparat

Dietro il bancone e la cucina dell’Enoteca Ciaparat di di Piazza San Donà di Piave 14, tra Via Tuscolana e Via Appia, tra Re di Roma e Ponte Lungo, ci sono Emiliano Cataldo e Greta Bertoli. Chi bazzica un po’ il mondo delle enoteche e del vino romano, li avrà già incontrati e rincontrati. Emiliano ha lavorato per qualcosa come 21 anni all’Enoteca Il Piccolo di Via del Governo Vecchio, Greta è stata alla Mescita di Garbatella, poi da Menabò e infine da Pizzicàrola. Oggi aprono, finalmente, un’enoteca in proprio, dove portano la loro personalità, e anche una certa atmosfera di casa.

Una delle bottigliere del locale

Partiamo da Emiliano, che ha uno storico di tanti mestieri diversi: nasce come illustratore e dipinge graffiti (uno lo trovate in bagno), fino alla metà degli anni ’90. Segue poi un collettivo artistico e un percorso di organizzazione eventi, è appassionato di musica e vinili (ecco perché un giradischi sul bancone). Nel frattempo comincia a lavorare nei locali fino a passare alla sala del Piccolo, in pieno centro. Di queste esperienze nella nuova enoteca porta la realizzazione dell’immagine e dei supporti di comunicazione “del resto la possiamo intendere come la naturale dependance di casa nostra” ci dice. Il clima familiare è decisamente percepibile, ma c’è stato comunque uno studio d’architettura all’opera, Undone. Emiliano qui veste i panni del cuciniere, insieme con Chiara Sarra (che abbiamo già visto da Retrobottega).

La cucina di Ciaparat e Chiara Sarra

Greta invece ha sempre fatto questo lavoro, ma si considerava arrivata a un punto di stallo. Diploma da sommelier, corsi da Porthos e una grande passione per le visite ai produttori, in periodo Covid l’idea era di andare a lavorare direttamente in azienda oppure di aprire qualcosa in proprio. Si opta per la seconda, con questo locale dai soffitti altissimi che prima ospitava un ufficio, partono i lavori e alla fine, il 27 maggio 2023 si apre. Greta porta con sé anche il nome, Ciaparat, una parola dialettale piemontese, che letteralmente significa “acchiappatopi“ ma in senso metaforico “cialtrone”. "Io sono della provincia di Verbania” ci dice “un Piemonte molto lombardo. Abbiamo fatto una lista di nomi e l’abbiamo fatta votare ai nostri amici. Sono contenta perché nell’ultimo periodo c’è stata per me una grande riconciliazione con il Piemonte e anche perché è una scelta in controtendenza rispetto al romanesco che è molto in voga nel mondo del vino”.  

Cosa si mangia da Ciaparat

Zucchine, salsa di arachidi e miso, talli, albicocche

Accanto al vino però c’è il cibo. “La proposta si basa su prodotti che noi stessi compriamo per casa” ci spiega Greta “C’è da dire che ho iniziato a interessarmi seriamente di quello che mangiavo attraverso il vino. Quest’ultimo è la testa d’ariete per parlare di certe cose”. Ci sono le verdure di Poggi Agricoltura (ma il parco deve ampliarsi), i prodotti di Fattoria Faraoni, il pane di Gastromario e di Infarinatura, le uova de L’uovo e la canapa. Ma i prezzi del menu rimangono comunque sotto controllo, con piatti e piattini tra i 6 e i 12€. “Abbiamo messo un grande accento sul vegetale, per trattarlo al pari di altri ingredienti”. Da qui arrivano, al momento dell’apertura, le zucchine con salsa di arachidi e miso, talli e albicocche, le cipolle marinate con provola e mela, gli asparagi con cacio e limone confit. “Non ci saranno cambi totali. Quando finisce una verdura ce ne sarà un’altra”.

Hummus di ceci, rape fermentate, cipolla pickled

La carta dei vini della nuova enoteca

E poi il vino, curato personalmente da Greta. “Per ora partiamo con 100 etichette. Ci sono produttori che mi sento di poter proporre anche a una persona che non conosco, con un approccio artigianale. Non un vino semplice, ma un vino che ti può incuriosire. Io non credo nella conversione ma nella conoscenza sì”. C’è anche una mescita del giorno, gagli scaffali si fa un giro prevalentemente in Italia, ma c’è anche un po’ di Francia e di Spagna, una partenza soft con la prospettiva di crescere. Per esempio con i tavoli esterni, ma anche con il desiderio di farne un punto di riferimento per il quartiere, un posto per organizzare eventi e ritrovarsi. 

La mescita

Ciaparat Roma

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