Siamo pronti a scommetterci: il caffellatte del mattino con i biscotti — chi li preferisce appena inzuppati e chi invece li tuffa senza rimorsi — è una delle prime memorie alimentari di molti. Nella Capitale, è probabile che il ricordo comprenda anche una latta di biscotti Gentilini, azienda storica che per tanti a Roma era ed è parte del quotidiano. E da molte generazioni. Il suo percorso, lungo 133 anni, non sembra conoscere interruzioni e porta dritto a un futuro ambizioso
La storia del biscottificio Gentilini
Emiliano di Vergato, in provincia di Bologna, il signor Pietro Gentilini viaggiò — come tanti a fine ‘800 — tra l’America Latina e la Gran Bretagna per imparare più di un mestiere. È nella capitale del tè delle cinque che apprese i segreti di un buon biscotto, e in particolare dell’Oswego, una tipologia ottima per accompagnare l’infuso nord-americano proveniente dalla località omonima. Un solo cambio di W con V ed ecco il primo successo dell’alimentari con forno, aperto nel 1890 nel quartiere Esquilino di Roma.
Venduti sfusi, ancora caldi e nelle sempre più popolari latte serigrafate, questo e altri biscotti conquistarono il pubblico, tanto da sostenere l’attività di ben quattro negozi. Una breve pausa durante il secondo conflitto e la ripresa esplosiva negli anni ’50, in un’Italia pronta a concedersi un po’ più dolcezza, anche a colazione. Nel ’58 il figlio Ettore inaugura un grande stabilimento su Via Tiburtina, direzione Tivoli, dal quale ancora oggi si sente arrivare l’aroma di biscotti, torroni e dolcetti appena sfornati (è proprio così!). A condurre l’azienda c’è ora la terza generazione, con il signor Paolo Gentilini che dal ’98 si è occupato di aggiornare il percorso dell’azienda, per renderla moderna e competitiva. Il trenino tutto fatto di biscotti Gentilini, però, è sempre lo stesso che viaggia sulle confezioni dal 1900.
I biscotti Gentilini incontreranno il gelato (anche artigianale)
In un’intervista concessa qualche giorno fa a L’Economia del Corriere della Sera è lo stesso presidente e amministratore delegato ad anticipare delle belle novità. Che, a livello produttivo, interessano soprattutto il gelato. Non vi sbagliate, vi sarà già capitato di adocchiare (e magari assaggiare) l’Osvego farcito di fiordilatte, ma si trattava “di un piccolo test fatto, purtroppo in piena pandemia, con Algida. Ora siamo pronti a un progetto ampio e strutturato”, precisa, “e mi piacerebbe anche lavorare con le gelaterie artigianali che usano già i nostri biscotti per creare i loro gusti. Penso a una collaborazione”. Una bella notizia, in linea con la visione di un’azienda radicata nel suo territorio e anche accorta, perché estati sempre più roventi significano richieste sempre più impellenti di creme ghiacciate. E mentre a Roma, come abbiamo già raccontato, sono in molte le gelaterie di qualità che si industriamo anche in buoni gelati biscotto, alla famiglia Gentilini non mancheranno le opzioni.
La crescita all’estero: le prospettive di Gentilini
L’azienda intende puntare su prodotti che hanno forte appeal all’estero per ampliare la propria presenza su tali mercati, nonostante le criticità relative ai rincari dell’energia — che per un’impresa di prodotti da forno sono estremamente impattanti — e delle materie prime (uova, zucchero e cioccolato, quest’ultimo fondamentale “per traghettare biscotti da prima colazione alla dimensione di pasticcino o merenda”). Panettoni e altre specialità italiane come amaretti e cantuccini, oggi già protagonisti del 5% del fatturato annuo di 30 milioni di euro, ma che possono, secondo Paolo Gentilini, guidare l’ascesa fino all’obiettivo del 10%. “Oggi siamo in Nord e Sud America, per esempio in Brasile, poi nel Regno Unito e in Sud Africa. Ora si tratta di sviluppare più il Nord America, Regno Unito, poi Svizzera e Austria”. Per farlo occorre implementare la produzione, “specie di cantuccini e amaretti, apprezzatissimi” come si è in procinto di fare grazie all’acquisto di nuovi terreni nei pressi di Tivoli.
L’obiettivo di fine 2023 è già ambizioso: “Superare i 35 milioni di euro di fatturato”. In ogni caso, un affare destinato a restare esclusivamente di famiglia, con il signor Paolo pronto ad accogliere in azienda il giovane Pietro Gentilini, che del bisnonno fondatore sembra conservare non solo il nome ma anche la passione.