“Il lavoro che cura” è il motto di MagazziniOz, ristorante, libreria, caffetteria e fornitissimo emporio di Torino in cui, in primo luogo, la cucina è di quelle che colpiscono. C’è poi ancora un tema, che emerge da uno sguardo all’organigramma: il 40% dello staff è composto da persone svantaggiate; ragazzi con patologie mediche o persone che vivono o hanno vissuto criticità di tipo ambientale, come migranti, vittime di violenza ed ex carcerati. Abbiamo chiesto al presidente e chef Luca Marin di raccontarci il lavoro della sua impresa sociale, che gestisce una delle tavole più interessanti della città e insieme favorisce l’inclusione sociale.
Dall’associazione CasaOz all’impresa sociale MagazziniOz
“È iniziato tutto da CasaOz, un’associazione attiva a Torino che vuole proteggere la struttura della quotidianità delle famiglie che incontrano la malattia infantile”. Lo spiega Marin a CiboToday, riferendosi alla non-profit con sede in una casa con tetto spiovente — “proprio come la disegnerebbe un bambino” — che dispensa accoglienza, pasti, aiuto nei compiti, “ma anche servizi di trasporto verso gli ospedali e di lavanderia”. Fondata da Enrica Baricco 17 anni fa, si inserisce fattivamente in un vuoto che interessa molti, “perché mentre è vero che gli ospedali sono pensati per accogliere i pazienti, spesso chi sta loro intorno è abbandonato. E il primo aspetto che viene meno in momenti critici è proprio quello della quotidianità, con le risorse non solo economiche ma anche mentali ed emotive che sono totalmente assorbite dalla malattia”.
CasaOz accoglie bambini e ragazzi fino all’età scolare, indipendentemente dalla patologia — che può essere transitoria, oppure una condizione permanente — insieme a coloro che li affiancano. “Quando le persone con qualche tipo di svantaggio o fragilità escono da scuola, però, è come se si infrangesse una bolla. Spesso interrompono gli studi e sembra che il lavoro non possa essere una prerogativa”; proprio pensando a quel passaggio è nato nel 2014 MagazziniOz.
MagazziniOz, un altro modello imprenditoriale nella ristorazione
Nel nostro paese esiste una legge che prevede che le aziende con oltre un certo numero di dipendenti debbano assumere almeno il 7% di lavoratori svantaggiati, ovvero chiunque abbia difficoltà a entrare, senza assistenza, nel mercato del lavoro. “Molti preferiscono pagare una multa; non tanto per ‘mala fede’ o avversione al principio, ma soprattutto perché non sono consapevoli di quanto queste risorse possano essere produttive e tranquillamente coinvolte nella vita di un’azienda”.
MagazziniOz, dunque, lavora su questo tema, “per dimostrare che si può fare impresa con uno staff composto così al 40%. Per le cooperative sociali come noi la soglia è di almeno il 30%, ma qui siamo in tanti”. Dal 2014 l’impresa ha trovato spazio nei begli ambienti di un palazzo del centro di Torino, proprio tra Piazza Carlina e l’ex Borsa Valori, con tanto di elegante cortile sfruttabile tutto l’anno. Da un lato c’è l’emporio, con prodotti per la casa, la persona e il bambino, “i temi da sempre cari a CasaOz”, nonché selezioni di piccole chicche gastronomiche, dall’altro il ristorante, aperto per pranzo, cena e aperitivo che oggi è una delle tavole più interessanti della città.
Come e cosa si mangia da MagazziniOz
“Non sono cresciuto con una nonna che faceva tutte le domeniche i tortellini”, racconta Marin — che prima di decidere di diventare chef, in un momento delicato della sua vita, aveva una carriera da imprenditore — “e quindi non sono attaccato alla cucina piemontese a tutti i costi”. MagazziniOz tuttavia è partita con un menù piuttosto tradizionale, che è stato ripensato del tutto durante lo stop pandemico. “Alcuni dei nostri ragazzi sono stranieri, e a un certo punto abbiamo realizzato che esplorare l’infinito repertorio delle cucine del mondo sarebbe stato per noi molto più interessante; anche perché”, precisa, “un piatto davvero buono lo è ad ogni latitudine”.
Marin l’ha dimostrato proponendo piatti coreani, argentini, siberiani, scandinavi e sudafricani, studiando ogni volta le ricette nel dettaglio per restituirne un’immagine il più possibile sincera. Mentre a pranzo si trovano alcuni “piatti boa” (come li chiama Marin, “di sicurezza” per tutti i palati), come gli spaghettoni pomodoro e burrata e il vitello tonnato (15€), di sera si può optare per la “Cena di Viaggio”. Un menu degustazione che gira intorno al globo, con cannoli greci di pasta fillo, gyoza di maiale e chili con carne, poi riso thai o costine al bbq e infine brigadeiros brasiliani, pavlova e tiramisù: tutto compreso, al prezzo più che onesto di 30€.
Durante la giornata è invece sempre attiva la caffetteria, con tisane, biscotti e torte assortite. Da assaggiare seduti tra gli scaffali della libreria. “Non siamo terapeutici, non curiamo le persone; il nostro ruolo non è quello. Vogliamo però far capire a chi viene da noi a mangiare che il nostro è un ambiente lavorativo del tutto normale. Qualsiasi azienda potrebbe decidere di prendere spunto”.