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Domenica, 10 Dicembre 2023
Botteghe Mercati

Tra tradizione e turistificazione. Storia del mitico Mercato di Rialto a Venezia

Tra un passato da salvaguardare e un futuro che lotta contro la turistificazione: storia del Mercato di Rialto, ancora oggi uno dei mercati più interessanti che rischia di scomparire

Proprio dove ebbe origine la città di Venezia, nelle sue viscere e a cavallo di quelli che sono oggi i sestieri più noti ovvero San Polo e San Marco, c’è il mercato di Rialto. Il mercato dedicato al pesce tra i più antichi d’Italia, testimonianza della vita mercantile della città lagunare, porto brulicante non solo di turisti - che ovviamente l’hanno inglobato nelle proprie attrazioni - ma anche dei veneziani che ancora lo frequentano nonostante i tanti problemi legati alla città. All’ombra dell’imponente ponte di Rialto e sotto un pergolato in stile neo-gotico di costruzione più recente, questo mercato racconta della storia di Venezia tra un passato che cerca di mescolarsi coerentemente con il futuro della città. Non senza preoccupazioni.

Il mercato di Rialto a Venezia

La storia del Mercato di Rialto a Venezia

Il mercato di Rialto in origine si chiamava di Rio Alto a indicare questa zona che originariamente comprendeva le rive più alte di Venezia. Infatti proprio qui al riparo dal flusso costante della marea, che si formò il primo nucleo abitativo tale da rendere questa zona la più antica e importante della città. Fu a Rio Alto che nell’810 d.c. si trasferì la sede governativa della città e piano piano anche tutta la parte amministrativa e dunque commerciale. Qui vicino, per esempio, c’era anche il granaio della città, il più grande e importante, e con il tempo iniziarono ad arrivare merci da tutto il mondo dando origine al mercato. La data ufficiale sembra risalire secondo i documenti dell’epoca al 1097.

Il Palazzo che ospita il mercato rionale di Rialto

Il mercato, diviso ai tempi fra la Loggia della Pescheria e il Campo de l'Erbaria (Piazza delle Erbe), comprendeva la pescaria dove si vendeva pesce fresco, la beccaria dove si macellavano carni, la naranseria dove si vendevano gli agrumi, la casaria per i formaggi. Inoltre la Serenissima era particolarmente severa con chi vendeva il pesce sotto misura e ancora oggi si può vedere una tabella in marmo bianco che indica le lunghezze minime permesse per la vendita del pesce: “sardon 7, ostrega 5, bisato 25”. Un incendio del 1500 distrusse completamente quest’area che venne nei secoli ricostruita, fino ad arrivare al 1907 quando l'architetto Domenico Ruspolo costruì la Loggia della Pescaria, un palazzo neo-gotico che si armonizza con lo stile veneziano circostante. Ancora oggi i banchi del pesce continuano questa tradizione al suo interno, mentre l’Erbaria non è più il più vivace mercato di frutta e verdura di un tempo ma una zona dedita all’aperitivo vista l’alta densità di bacari e bar.

I banchi del mercato di Rialto

Il mercato di Rialto continua a combattere con la turistificazione che avanza tutt’intorno, infatti dei numerosi banchi che c’erano intorno gli anni ‘80-‘90 oggi sono rimasti solo 7. Come aveva dichiarato Andrea Vio, operatore in Pescheria da 45 anni e membro dell'associazione Progetto Rialto a Il gazzettino.it “c’è stata una spirale negativa che ha visto chiudere tantissime botteghe”. Un problema di licenze, di turismo mordi e fuggi, perché sicuramente non si vive con le masse del weekend ma solo con i residenti, che stanno scomparendo pur rimanendo ancora fedeli al mercato di Rialto.

L'interno dle mercato dle pesce di Rialto

Tra i venditori storici, ancora resistenti, oltre ad Andrea Vio, quasi mezzo secolo dietro il suo banco, c’è Nino Zane da oltre 50 anni al mercato di Rialto, fin quando era bambino per 4 generazioni di pescivendoli. Poi Marco Trevisan che continua ad aiutare i nipoti e i figli qui al mercato del pesce, senza dimenticare le botteghe storiche che sorgono lungo il suo perimetro: come la Casa del Parmigiano che nasce nel lontano 1936, ancora presente e attiva, o l’antica drogheria di Gino Mascari, nata nel 1946 per vendere inizialmente castagnaccio e frutta fresca. Tutti uniti nel rimarcare che il mercato non deve morire.

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