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Sabato, 20 Aprile 2024
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Viaggio goloso nel borgo abruzzese di Atri

Tra i solchi dei calanchi, in una zona fra mare e montagna, zafferano, pecorino, liquirizia e storia arricchiscono l’identità di questa cittadina in Abruzzo

Tra le montagne e il mare dell’Abruzzo c’è Atri, centro piccolo ma significativo sotto il profilo storico, paesaggistico, naturalistico, gastronomico ed enologico. È una felice congiunzione quella che porta un comune di nemmeno 10.000 abitanti a distinguersi per una molteplicità di aspetti, una ricchezza di territorio e sapienza che si declina in diverse forme. Complice il ruolo giocato nella storia dal comune, che sin dall’epoca etrusca rivestì una certa importanza sotto il profilo politico e religioso. Lo testimonia la struttura stessa dell’abitato, ancora di stampo medievale, arroccato su tre colli, e anche il magnifico Duomo che sovrasta la piazza principale, noto anche con il nome di basilica concattedrale di Santa Maria Assunta. C’è poi un tema legato alla posizione felice del paese, da cui si guarda sia la costa che la parte più prosperosa di tutto l’Appennino, con i monti della Laga, il Gran Sasso e la Majella.

Calanchi di Atri

Calanchi di Atri, la riserva Naturale

Una delle caratteristiche più interessanti del comune l’ha scolpita la natura: i calanchi. Nella parte del paese che guarda alle montagne si estende un’architettura del paesaggio e del suolo piuttosto memorabile. I calanchi sono delle formazioni generate dall’erosione dell’acqua su terreni argillosi che genera profondi solchi nel suolo. Sono visibili in diverse zone dell’Italia ma quelli di Atri si distinguono per la loro particolarità morfologica: sono infatti molto profondi e ospitano una ricca biodiversità in termini di vegetazione, fauna e paesaggio. Così singolari da appartenere a un comprensorio specifico, quello della Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF Calanchi di Atri che si estende per 600 ettari. Le visite individuali cominciano proprio dal punto WWF prossimo ad Atri. Si può camminare lungo la via che aggira il grande canyon e offre diverse visuali sui calanchi e sulla cittadina.

La liquirizia di Atri

Menozzi de rosa

La presenza dei calanchi apre a nuove opportunità: questa zona è storicamente ricchissima di liquirizia, tanto che quella di Atri è famosa non solo in Abruzzo ma nel resto d’Italia. La storia della raccolta e della produzione della liquirizia in diversi formati in Abruzzo affonda le radici fin nel Medioevo, non è un caso che a pochissimi kilometri da Atri sia nato il primo stabilimento della Saila (acronimo di Società Anonima Industriale Liquirizia Abruzzese), l’azienda che produce caramelle a base di liquirizia, oggi gestita da multinazionali alimentari. Tutto però parte da Silvi Marina, è il 1937, e il laboratorio produttivo occupa il teatro comunale.

La pianta della liquirizia cresce proprio su terreni argillosi e calcarei, i calanchi ne sono particolarmente ricchi. Se ne lavorano i rizomi (una parte del fusto) che permettono di gustare il riconoscibile sapore particolarmente apprezzato in gastronomia, anche se la pianta ha utilizzi molto più variegati. La lavorazione ad Atri è gestita, quasi ininterrottamente dall’800, dalla famiglia Menozzi, proprietaria del marchio De Rosa, che trasforma la liquirizia per il mercato italiano ed estero.

Il pecorino di Atri

Sempre alla particolarità del suolo e della vegetazione di questa porzione d’Abruzzo, dobbiamo la presenza di una materia viva e storica come il pecorino d’Atri. In generale l’Abruzzo è famoso per i suoi formaggi ottenuti dal latte di pecora, in questo caso la possibilità data agli animali di nutrirsi su suoli così specifici conferisce al prodotto finale un sapore ben distinguibile. Dalla lavorazione a crudo del latte, a cui viene aggiunto il caglio di agnello o capretto, viene creata una forma che ha una stagionatura variabile e che talvolta – come succede spesso nella zona di Teramo e dintorni – viene lasciata a riposare e ammorbidire nell’olio. Lo realizza l’Azienda Agricola D’Amario e Feliciani, custode di un metodo di lavorazione del formaggio tradizionale.

Lo zafferano

Zafferano Sulpizi

In Abruzzo non può mancare lo zafferano, e se Navelli è famosa in tutta Italia per le sue piane che si ricoprono di fiori colorati in autunno in provincia de L’Aquila, lo stesso fenomeno si può osservare ad Atri, nella zona di Teramo. Qui l’Azienda Agricola Sulpizi ha allargato il suo raggio d’azione per arrivare anche a coltivare e produrre zafferano purissimo in fili, che viene usato in gastronomia per insaporire e arricchire un ampio numero di pietanze.

Il vino ad Atri

Ausonia Azienda Agricola-2

Il panorama enologico di questo piccolo territorio è anch’esso molto vivace. Rappresenta questa identità l’Azienda Agricola Cirelli, 22 ettari di terreno a coltivazione biologica, specializzata negli ultimi anni nella produzione di vino con metodi naturali. Dal 2011 vengono realizzati anche vini in anfore di terracotta da Francesco Cirelli, giovane proprietario dell’azienda, che nel tempo ha saputo costruire un’offerta molto diversificata, a tutto tondo, tale da comprendere anche ospitalità nel glamping per chi vuole visitare questa zona dell’Abruzzo.

Cirelli Vini-2

Ausonia è l’azienda agricola di Simone Binelli e Francesca Lodi che dal 2008 coltivano 12 ettari di terra a 270 metri sul livello del mare proprio nella zona di Atri. La loro produzione si è spinta dal modello convenzionale a quello biodinamico negli anni, con la realizzazione delle riconoscibili bottiglie con l’etichetta a forma di farfalla. Tra i vini prodotti ci sono le linee Apollo, Machaon e Nostradamus che comprendono vitigni del panorama abruzzese, come il cerasuolo, il montepulciano e il pecorino, la maggior parte a fermentazione spontanea.

Dove mangiare ad Atri

i maritozzi di Gianni Dezio

Sarà la vista sul Duomo, la piazza di Atri o la qualità del cibo, ma dalla sua apertura nel 2021 la bottega dello chef italo venezuelano Gianni Dezio gestita insieme alla moglie e sommelier Daniela Trabucco, appare sempre più centrata. Uno spazio piccolo, quasi minuscolo, di 25 metri quadri dove però si sfornano pane, maritozzi, pasta fresca, dolci. E dove si può fare anche una piccola spesa di ingredienti abruzzesi di qualità, tra vini e zafferano del posto. Ogni giorno il menu di +Tosto segna una piccola variazione, contaminando gli ingredienti dell’Abruzzo con una cucina più internazionale, tra maritozzi col pulled pork e chitarrina teramana. La piccola bottega con tavoli e sedie all’aperto è un progetto nato dopo la chiusura del ristorante Tosto che la coppia ha gestito per 7 anni ad Atri e che potrebbe tornare – sembra – al momento opportuno con una nuova veste.

Rimaniamo più aderenti alla tradizione gastronomica teramana con Hostaria Zedi e le sue sedie dai mille colori. Nel menu non mancano il formaggio fritto, la chitarra alla teramana con le polpettine di carne, le pallotte cacio e ova, gli anellini alla pecorara, gli arrosticini di fegato e quelli tagliati a mano, i peperoni con le uova e le ciffe e ciaffe, una ricetta agricola dal gusto robusto secondo la quale diversi tagli di carne vengono cotti insieme e sfumati in padella, tra cui costine, pancetta e salsicce. Va riposta particolare attenzione all’abbondanza delle porzioni.

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