Dove andare per mangiare e bere bene a Ferrara? Le opzioni sono svariate e interessanti. Fare un pranzo qui, infatti, significa approfittare della cucina ricca e variegata delle zone al crocevia: da una parte la Romagna, con la sua tradizione di sfoglia al mattarello e prodotti di campagna; dall’altra l’Emilia coi suoi grandi salumi; poi il Veneto e le valli di Comacchio, con la cucina di mare e l’immancabile anguilla. Sulle tavole estensi si ritrova tutto, insieme ai ricordi della sontuosa gastronomia di corte, che ha consegnato classici come il pasticcio ferrarese e i cappellacci di zucca. Chef e ristoratori però non guardano solo al passato, come dimostra la nostra rassegna: ci sono trattorie classiche, sì, ma anche ristoranti gourmet che lavorano con creatività e pizzerie contemporanee. Abbiamo poi inserito anche gelaterie, bakery e cocktail bar, per pause di ogni tipo tra una visita alla Cattedrale e una passeggiata tra il Castello e le Mura.
Apelle
Un cocktail bar dichiaratamente “spritz-free” dalla sua apertura. A immaginarlo così, nel 2015, i co-fondatori Martina Mosco e Matteo Musacci, che hanno voluto un’insegna dove la sperimentazione sui cocktail andasse di pari passo con quella sul cibo. Dietro al bancone ci sono Gianna Manfré Veronesi, Jacopo Benini e Alessia Ferri, che non hanno difficoltà a realizzare tutti i classici ma che danno il meglio di sé sulle proposte signature. Interessante, ad esempio, il loro Cuban Negroni, con gin infuso al caffè, vermouth con melassa di canna da zucchero e Campari, tutto affumicato “al sigaro” (10€). Disponibili anche opzioni analcoliche oppure low-alcohol e una cantina con etichette prevalentemente naturali. Per quanto riguarda il cibo, la lista non è lunga (siamo pur sempre in un cocktail bar), ma divertente: spiedini di cozze e panna acida (7€), con-dog vegetariani (8€) e pollo fritto con datterini marinati e salsa allo yogurt (10€).

Ca' d'Frara
Un ristorante classico dagli interni chiari e minimali, che predilige la cucina tradizionale, ma soprattutto quella che racconta il territorio. Di prodotti eccellenti, in zona, se ne contano parecchi, e lo chef Elia Benvenuti parte da lì per costruire il menu. Immancabile il tagliere di affettati — culatello di Zibello Dop, lardo e prosciutto di Parma (26€, da condividere) —, prima di pietanze che sono veri monumenti gastronomici. Ci sono lo scrigno di cappelletti al tartufo (18€) e il pasticcio di maccheroni all’uso di Ferrara in crosta di frolla (13€); i passatelli asciutti con culatello e porcini (16€) e i cappellacci di zucca al ragù (13€). Poi la mitica salama da sugo (un insaccato di maiale che si consuma dopo lunga cottura), servita con il classico puré (16€). Dessert di casa, come la torta ricotta e pere con crema inglese; infine buona carta dei vini, con referenze regionali ma anche Champagne.
Casa Rizzieri
La famiglia Rizzieri si occupa di carni di qualità dal 1969. Il loro ristorante, infatti, è affiancato alla bottega, dove si continua a lavorare su filiere consolidate, con fornitori attenti al benessere animale. La materia prima prediletta è naturalmente la proteina, con cotture alla griglia anche nel moderno Josper (una sorta di barbecue da interno). È possibile scegliere la degustazione dei “Best Of”: animella di scottona fumé, pancetta di suino con gel all’arancia, risotto alla brace con peperoni e salsiccia, asado alla piemontese, galletto alla brace e dessert (65€ a persona). Ci sono poi anche percorsi stagionali e un menu interamente dedicato alla costata (110€, per due).

Cucina Bacilieri
Lo chef Michele Bacilieri ha rilevato questo locale nel centro della città dopo anni di lavoro come dipendente. Atmosfera intima, un totale di dieci tavoli, e un lavoro rispettoso dei classici della gastronomia, che incontra però prospettive alternative. Carne e parecchio pesce, tartufo quando è stagione, ma anche anguilla e alle volte il foie gras. Tra gli antipasti c’è lo spaghetto di seppia alla carbonara e tra i primi i cappelletti all’anguilla con fondente di cipolla e fondo bruno di zucca. Poi bigoli ai fili di calamari e a seguire petto d’anatra alla birra ai profumi di sottobosco, nonché cervo crudo e cotto al tamarindo e fiocchi d’avena. La pasticceria sorprende con zuppa di sedano con macedonia di frutta e verdura; senza nulla togliere alla tenerina al cioccolato con gianduia e caffè. Scontrino medio di 50€.

Filonificio - Microforno
Come abbiamo raccontato, Alice Bernardi ha aperto il suo piccolo forno (di soli 40 metri quadri) a Ferrara dopo studi di interpretariato. Lontana da casa, ha iniziato a sperimentare con il lievito madre, e gli esiti sono stati così positivi da convincerla a trasformare la passione in mestiere. Al Filonificio prepara una decina di pani diversi, con proposte a rotazione nel corso della settimana e impiego esclusivo di farine selezionate e lievito madre. Bernardi prepara filoni di grano tenero (7.00€ al kg), con erbe aromatiche e semi (8€), quelli con grani antichi (9.00€) e gli speciali e stagionali del sabato, come il PanFrutto e il PanFico (15€). All’esterno ci sono alcuni tavolini dov’è possibile godersi una colazione o merenda con caffè specialty della torrefazione cagliaritana Caffè dell’Arte e una brioche, un cruffin (tra il muffin e il croissant) oppure una fetta di brazadela ferrarese. Molte opzioni vegane, con croissant al latte di riso e olio d’oliva e crostatine al latte di avena.

Gelateria K2 Ferrara
La famiglia Grossi ha aperto la sua gelateria nel 1968, portando a Ferrara l’unico negozio dedicato soltanto a gelato e semifreddi: una proposta insolita, in un’epoca in cui il cono si comprava direttamente dal carretto. Nel 1984 il locale si è ingrandito, allargando l’offerta da 24 gusti a una quarantina. L’ultimo restyling è del 2006, mentre oggi alla guida ci sono Giorgio e Stefano Grossi, che producono il loro gelato in maniera ancora artigianale e senza ricorrere a coloranti, aromi e grassi idrogenati. Al bancone di K2 si trovano caffè 100% arabica, bacio e frutta di stagione, ma anche gusti alla torta Sacher, al millefoglie alla crema e cremino pistacchi e arachidi. Le vetrine sono popolate anche da semifreddi e c’è altresì una linea — in espansione — di prodotti per vegani e intolleranti.

Il Sorpasso
Dopo una visita alla Cattedrale, la trattoria Il Sorpasso, proprio lì accanto, è un indirizzo sicuro da oltre 25 anni. Accoglienza genuina, sapori della tradizione e una scelta precisa sulle materie prime: zucca di varietà violina, suini emiliano-romagnoli, pesce dai mercati di Porto Garibaldi e Garo, coniglio veneto e altri presidi Slow Food, provenienti in prevalenza da piccole aziende. Ma ci sono anche tocchi mediterranei e alle volte mediorientali. Buona carta dei vini e un menu che snocciola bartagnin (ovvero baccalà) fritto (15€), cappellacci di zucca al ragù o burro e salvia (13€), cus cus di cavolfiore (10€) e sformato di verdure (15€). Poi il gazpacho (10€), la tagliata alle erbe (22€) e un buon assortimento di dessert, tra meringa con crema di yogurt e limone e semifreddo al caramello salato (6€).

Lemòkò
Il patron Guido Mascellani propone una cucina di mare dall’approccio pulito e minimale, maturato in anni di esperienze come private chef. Lo fa in uno spazio di grande fascino, all’interno di una limonaia del Seicento nella corte di Palazzo Spisani, con un curassimo giardino esterno. Crudi di mare trattati come si deve e proposti in molte versioni, ma anche paste ripiene e secondi in cui il pescato si abbina alla componente vegetale. Lo chef suggerisce la degustazione, per una panoramica completa. Da due sole portate a 35€, fino al percorso Lemòkò Memories, con ben tredici piatti a 150€. Di tutto rilievo anche i dolci, con vari tipi di gelato — alla liquirizia o caramello salato, servito con popcorn caramellato e ananas all’anice, 8€ — tortini al cioccolato e tiramisù. Il vino è fondamentale, ma si possono ordinare anche dei buoni gin e vodka tonic (10€).

Makorè
Un ristorante dal carattere contemporaneo che fonda la sua proposta sul pesce di qualità. Forte della pescheria di proprietà, proprio adiacente, lo chef Denny Lodi Rizzini si impegna a valorizzare la materia prima concentrando inventiva, gusto per la “sorpresa” e presentazioni esteticamente curate. C’è ad esempio il pasticcio estense, servito con una cialda sottile con il profilo del Castello. I menu degustazione prevedono cinque portate a 85€ e otto a 100€, con proposte “alle cieca” tra i piatti più stimolanti: risotto al salto con spezie cajun e frutti di mare, riso al go con pesto di alga nori, bottoni al granchio blu e terrina di pesce gatto con mou di mela e salsa teriyaki. In sala c’è Nicola Mantovani, mentre Isacco Giuliani amministra la robusta cantina.

Manifattura Alimentare
Pierluigi Di Diego — chef con trascorsi al Trigabolo di Argenta con Igles Corelli e Bruno Barbieri e poi al suo ristorante Don Giovanni — ha aperto nel 2018 un posto particolare: un po’ bottega gastronomica, un po’ ristorante, un po’ scuola di cucina e anche spazio per incontri ed eventi. Qui si trova un banco con molti tipi di pasta fresca e altre preparazioni a portar via, scaffali con conserve, pasta e sottoli e anche uno spazio-libreria. Poi c’è la possibilità di assaggiare quel che arriva dalla cucina, essenzialmente piatti classici della tradizione fatti con cura e ingredienti di qualità. Parmigiana di melanzane, cappellacci, ma anche pesce e secondi di carne arrosto. Ben rappresentati pure i dolci, tra tiramisù, tenerina e latte brûlé.

Maracaibo
Per bere come si deve in pieno centro storico, Maracaibo è un’ottima opzione. Servizio giovane e svelto e una bella attitudine a non prendersi troppo sul serio. Ma i drink sono confezionati a regola d’arte, con una lista di Intoccabili — Old Fashioned, Tom Collins e Manhattan, 8€ — e una di “ricette da bere”, più creative. Come il Tola Dolza con cachaça, cannella, cedrata e angostura e il Brandy Love, a base di brandy all’albicocca, Italicus, tonica e pepe. Poi il classico della casa: l’Americano con la birra, fatto con bitter, vermouth e ipa.

Me Pizzeria & Cocktail Room
La pizzeria Me ha inaugurato a febbraio 2022, ma è già stata capace di riscuotere ottimi riscontri, rientrando in guide e classifiche di settore. La tonda è quella contemporanea “a canotto”, proposta anche con impasto senza glutine e farciture ricercate. Si va ad esempio dalla Agerolese, con fior di latte, datterini rossi e gialli della Piana del Sele, olive taggiasche e basilico (12€) alla Terra e Acqua, con pomodoro con fondo di anguilla, germano reale, fondo bruno, spinacino scottato e macis (25€). Me è poi anche cocktail room, con miscelati pensati per accompagnare le pizze una a una.

Quel Fantastico Giovedì
Un ristorantino attivo dal 1986 al quale i ferraresi sono molto affezionati, che lavora anche per catering e banchetti esterni. Il locale conta due sale eleganti e arredate con gusto moderno, mentre dalla cucina arrivano piatti tradizionali e parecchie pietanze a base di pesce. C’è un menu degustazione a 55€ che comprende crudo di gamberi, mazzancolle e polpo alla piastra, passatelli alle canocchie; poi triglia con pomodoro agrodolce, sorbetto e cannolo al mascarpone. Ma si può anche ordinare alla carta, ritrovando i cappelletti con tartufo bianchetto, gli amatissimi cappellacci di zucca e le costolette di agnello al forno. Un locale solido e accogliente.

Trattoria Lanzagallo
Una trattoria — veramente — come quelle di una volta, con cucina che va dritta al punto consegnato piatti del territorio. Il patron Antonio Tazzari si muove tra i prodotti delle valli estensi e i saperi della nonna arzdora romagnola, facendoli convivere in piatti sia a base di carne che, soprattutto, pesce. Dal misto dell’Adriatico con soaso, seppia, orata e coda di rospo alla caponata di capasanta; dall’anatra all’uva fragola e zucca fritta (da assaggiare) ai cappelletti all’anguilla e verza. Dolci confortevoli, con biscottini di sfoglia caldi accompagnati da frutta fresca e crema pasticciera e zuppa inglese con brazadela ferrarese. Da sottolineare il rapporto qualità-prezzo, con uno scontrino medio di 45€.
