Toast diviso a metà? Ma le 'mezze porzioni' si sono sempre pagate di più
La tempesta di commenti negativi per il sovrapprezzo di 2€ applicato su un toast in un bar del Lago di Como riguarda in realtà una prassi applicata da sempre, legittima, sensata
Ci risiamo: una recensione critica sulla pagina Tripadvisor di un locale si è trasformata in una polemica mediatica svelta ad autoalimentarsi a colpi di post durante un agosto tradizionalmente avaro di notizie per riempire pagine. Questa volta il caso riguarda un toast ordinato in condivisione vista Lago di Como, finito sullo scontrino con relativo sovrapprezzo. Seguono le lamentele del cliente per la maggiorazione di 2€, una generale alzata di scudi da parte di clienti di questo e altri bar e un gran polverone che, a ben vedere, non ha grande ragione di esistere. Le mezze porzioni, infatti, si pagano ovunque po’ più della metà e un panino servito al tavolo con tanto di contorno non dovrebbe fare eccezione.
Il toast del Bar Pace sul Lago di Como
Una visita al Bar Pace di Gera Lario — estrema propaggine nord del Lago di Como — dello scorso giugno, e relativa recensione, sono state riprese ieri da Quicomo. Le cose, in breve, stanno così: una coppia ordina un toast con contorno di patatine da condividere, il cameriere consegna le metà su piattini e doppio coperto e sul conto aggiunge la voce “diviso a metà” per 2€, oltre al prezzo unitario di 7,50€. Così come da listino e nello stesso modo in cui la proprietà gestisce queste richieste per ogni tipo di portata. “Il formato del toast viene servito già tagliato in due esatte metà”, è il commento del cliente, “eravamo in due persone e abbiamo chiesto un toast che al tavolo avremmo mangiato in due. Ma dobbiamo pagare perché ci siamo divisi in due il toast ? Incredibile ma vero…”. Segue coda di commenti stizziti e “recensori” inviperiti che il bar non l’hanno mai frequentato, ma che ci tengono a dichiarare che lì non metteranno comunque mai piede.
Una mezza porzione non è una porzione divisa a metà
Raggiunto da Dissapore, il proprietario del bar fa chiarezza: “Il problema sta nella semantica, perché dividere un toast non significa semplicemente tagliarlo a metà”, e aggiunge che “il toast è stato ordinato con patatine e per dividerlo in due porzioni ne abbiamo inserite necessariamente più del solito”. A questo si somma, come detto, il servizio completo di stoviglie e piattini per entrambi gli avventori.
Mentre è pacifico che quando si parla di un dessert i gestori non abbiamo remore a portare qualche cucchiaino extra, chiunque abbia ordinato una porzione ridotta di un piatto principale sa bene che il prezzo non è mai l’esatta metà dell’intero. Sì, perché dalla cucina la mano sulle dosi — come in questo caso — è sempre più generosa e perché qualsiasi locale che tenga a un servizio di livello accettabile consegna piatti finiti che agevolano il consumo. E non solo al ristorante. Succede anche nei cocktail bar che danno la (civilissima) possibilità di scegliere drink “da assaggio”, dove il prezzo, da quello “unitario” di — poniamo — 10€, non scenderà mai sotto i 6€ (succede proprio così in uno dei migliori cocktail bar di Milano, ad esempio: Norah Was Drunk). La questione potrebbe riassumersi così: quando mangiamo e beviamo fuori, i numeri sullo scontrino non coprono soltanto i costi delle materie prime e degli ingredienti messi insieme. Ci sono le spese di gestione, i costi fissi del locale, il fatto che due persone occupano due posti invece di uno togliendo spazio a eventuali altri clienti paganti e quelli — come per il “toast gate” di Gera Lario — che ripagano un servizio di giusta qualità e il quale forse, in mancanza di certe accortezze, i clienti sarebbero pronti a criticare con lo stesso puntiglio. Per evitare qualsiasi sorpresa, resta comunque il solito consiglio: chiedere prima, per non avere sorprese poi. E non sentirsi 'costretti' a polemiche superflue...