La start up siciliana che vuole lanciare la moda del liquore al fico d'India
Si chiama "Fichissimo" e ne sentiremo parlare. Fino ad oggi lo abbiamo trascurato un po', ma il fico d'India è una specie vegetale dalle caratteristiche uniche e particolari. "È uno dei cibi del futuro", dice la FAO
Liquore al fico d'India? Non può certo essere un'assoluta novità e infatti non lo è. Di liquori al fico d'india ce ne sono e se ne trovano in giro per il Mezzogiorno d'Italia, tuttavia il progetto Fichissimo una certa primogenitura ce l'ha: per la prima volta qualcuno prova a trasformare una produzione artigianale o casalinga in un prodotto munito di brand, marketing, eventi, distribuzione nazionale e magari internazionale. Per certi versi replicare col liquore al fico d'india quello che in passato si fece col limoncello, con tanto di nome intrigante: Fichissimo.
Fichissimo. Com'è nata la start up che fa liquore al fico d'India
Ma c'è di più: gli inventori della start up Fichissimo, che da qualche mese produce liquore al fico d'India in Sicilia, sembrano essersi materializzati in un certo senso al momento giusto. Si susseguono infatti le ricerche, le prese di posizione e i progetti che vedono il fico d'India come specie vegetale particolarmente idonea ad una nuova narrazione agricola con al centro la sostenibilità. Innanzitutto il fico d'india - pianta importata in Europa dall'America - è una specie aliena e invasiva e dunque consumarla e trasformarla il più possibile in alimento male non fa (vi ricordate il granchio blu, no?), e poi il fico d'india è una specie che non necessita di irrigazione, di manutenzione, di cura, non consuma risorse e restituisce frutti deliziosi (e si mangiano anche le pale). Insomma attorno a questo prodotto si sta costruendo una narrazione che può decisamente aiutare la nascita di un nuovo prodotto e il suo lancio sul mercato.
"Io sono di Roma ma l'origine della famiglia è a Messina e mio padre vive a Pantelleria" spiega David del Buono d'Ondes, 44 anni, imprenditore nel settore immobiliare e uno dei soci fondatori di Fichissimo. E la ricetta del liquore al fico d'India? "Si tratta di una ricetta di famiglia tramandata oralmente. Poi nella prima metà del 2023, un po' per gioco e un po' per sfida, abbiamo pensato di trasformare questo preparato in qualcosa di diverso e forse la voglia di creare un progetto che fosse più vicino ad una azienda è germinata grazie all'aver individuato quel nome simpatico e accattivante".
E così David, suo zio Alessandro e un altro socio iniziano a testare il mercato coi primissimi lotti di produzione, trovano a Lercara Friddi, in provincia di Palermo, un liquorificio che rendesse concreta la loro ricetta (indovinando quel punto di colore arancione a cui tanto tengono), settano la temperatura di servizio ("va bevuto freddissimo") e iniziano a pensare alla tipologia di consumo. Concludendo che il Fichissimo - che ha 32 gradi di alcol - è un eccellente dopopasto ma che può essere abbinato anche ad alcuni formaggi erborinati (lo hanno sperimentato durante una serata presso Matière, un ottimo wine bar di Roma) e addirittura costituire un ingrediente sia per cocktail che per preparazioni da pasticceria.
Il liquore al fico d'india Fichissimo nei cocktail e in pasticceria
"Abbiamo tra le mani una pianta benefica dalle mille proprietà, che cresce senza bisogno di acqua o trattamenti in Sicilia in prossimità del nostro liquorificio" spiegano dalla start up. Una volta arrivati a destinazione, i fichi vengono puliti, spinati e posti a macerare in alcol, poi si aggiungono acqua e zucchero. Dopodiché il liquore così ottenuto va fatto riposare ed è pronto. Per ora il mercato è prettamente laziale: alcuni ristoranti di Roma (anche l'Antico Arco), alcuni cocktail bar (uno su tutti? Il Chorus di Massimo d'Addezio), gli stabilimenti sul litorale di Maccarese e di Fregene. Qui si sono svolti i mesi di rodaggio di questo nuovo prodotto. Verranno l'autunno e l'inverno per testare ulteriormente la capacità di penetrazione di questo prodotto e verrà la prossima primavera per iniziare un più deciso ampliamento commerciale in Italia e non solo. "Non abbiamo problemi di prodotto, che è abbondante, di qualità e che necessita di viaggiare pochissimo per arrivare nel laboratorio di produzione. Dunque ci possiamo allargare se il mercato recepisce". Del resto la FAO lo aveva previsto: il fico d'India è uno dei cibi del futuro, capace di attivare economie di grande impatto. E in Sicilia alcuni stanno iniziando a chiamarlo addirittura "petrolio verde".
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