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Martedì, 3 Ottobre 2023
Agricoltura

Alle porte di Roma c’è una delle aziende agricole più grandi d’Italia

Dai Rospigliosi all’IRI, fino ai Benetton: come è cambiata la storia e la mission dell’azienda agricola di oltre 3000 ettari, situata tra Fiumicino e Passoscuro, ad oggi tra le realtà agricole e zootecniche più vaste dello Stivale

“È uno splendido rettangolo verde che corre lungo il mare da Fiumicino a Passoscuro e che da un lato lambisce Fregene, la spiaggia della borghesia buona, dei commercianti di grido, dei pendolari della domenica, di molti intellettuali e dall’altra confina con le piste dell’aeroporto intercontinentale”. Sono le parole con cui il giornalista de La Stampa Eugenio Palmieri descriveva la Maccarese S.p.A. in un articolo del 22 marzo 1983.

Una vista aerea dell'azienda

L’azienda, a distanza di 20 anni, occupa ancora i suoi 3200 ettari alle porte di Roma, rientrando – a tutti gli effetti - tra le aziende agricole più grandi d’Italia. È una realtà nata nel 1925 con lo scopo di bonificare interamente un territorio appartenente alla famiglia Rospigliosi, un terreno prima pubblico, poi privatizzato, con una storia lunga che forse non tutti conoscono. Una superficie di oltre 3mila ettari pianeggianti, di cui 2400 utili per coltivare cereali, foraggi e ortaggi, ma anche un centro zootecnico di 17 ettari, con uno degli allevamenti di vacche da latte più grande d’Italia. Rospigliosi, IRI, Benetton sono i principali protagonisti di una storia che CiboToday ha voluto approfondire in occasione del nuovo sistema di mungitura delle vacche detto “a giostra”, presentato dall’azienda lo scorso 8 settembre.

La storia di Maccarese S.p.A

Maccarese S.p.A. è nata il 20 marzo del 1925 come Maccarese Sab (Società anonima di bonifiche), con sede a Milano, con lo scopo di bonificare interamente un territorio di 4500 ettari appartenuti – come anticipato – al principe Rospigliosi. Negli anni ‘30, a causa della crisi del ‘29, l’azienda fu ceduta all’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) che terminò l’opera di bonifica.

Foto d'epoca della Maccarese SpA

Negli anni in mano all’IRI, l’area verde ha maturato frutti ma anche perdite, di circa 200 miliardi, come lo stesso Palmieri sottolineava in quell’articolo dell’83. Nessuno è riuscito a risollevare l’azienda pubblica e così la soluzione è stata solo una: la vendita al privato. La questione ha a lungo occupato le pagine dei giornali, con l’ipotesi di una speculazione immobiliare da parte di chi si sarebbe aggiudicato l’area. Fino al 1998, quando Maccarese S.p.A è stata acquistata da Edizione Holding del Gruppo Benetton (sì, proprio la famosa azienda tessile italiana). “Quando siamo arrivati nel ‘98” ha raccontato a CiboToday Claudio Destro, presidente del Polo di Formazione di Maccarese “l’azienda, dal punto di vista economico era ridotta ai minimi termini. Il Gruppo Benetton, negli anni l’ha trasformata, con un’accelerazione particolare nell’ultimo quinquennio”.

Il più grande mandorleto d’Italia

Prima dell’avvento dei Benetton, sui terreni di Maccarese si coltivavano pesche, fragole, c’era una grande vigna e una ricca cantina. Si allevavano vacche da latte e bovini per la carne. Con la privatizzazione, invece, il Gruppo ha incrementato la mandria, puntando sulla produzione di latte, ha cambiato le coltivazioni per sostenere l’alimentazione del bestiame, gli impianti di biogas per abbracciare un’economia circolare. Di recente, nel 2019, si è scelto di coltivare il più grande mandorleto d’Italia: “130 ettari di mandorle piantate attorno al centro abitato di Maccarese che, quando raggiungeranno la massima produzione, restituiranno 2500 quintali di mandorle. L’abbiamo piantata intorno al centro abitato di Maccarese perché si tratta di una delle coltivazioni più sostenibili e perché abbellisce il centro abitato”.

Il mandorleto di Maccarese

Maccarese S.p.A. oggi: tra economia circolare e mungitura “a giostra”

A distanza di 25 anni dalla privatizzazione di Maccarese S.p.A. molto è cambiato nella produzione e nella gestione di agricoltura e bestiame. “Abbiamo modificato nel tempo il nostro statuto” prosegue Destro “impegnandoci a salvaguardare ambiente e territorio e a migliorare il benessere della comunità”. In azienda si punto a un’economia circolare: la campagna produce cibo, gli animali lo mangiano, le loro deiezioni alimentano le centrali a biogas che producono energia elettrica, la quale torna nei campi come ammendante per rendere il terreno più fertile e migliorare la struttura del suolo.

La giostra della mungitura

Intelligenza artificiale, microchip e mungitura

A questa circolarità si va ad aggiungere un nuovo sistema di mungitura “a giostra” a cui l’azienda tiene particolarmente e per cui ha investito 3 milioni e mezzo di euro. Il macchinario si presenta come una ruota gigante sulla quale le vacche salgono (ognuna nell’apposito spazio) e girano; in questo modo vengono munte velocemente e, pertanto, riposano di più. Grazie ai sistemi di intelligenza artificiale, le vacche vengono ventilate e soffrono meno lo stress da caldo, tipico di questo periodo dell’anno, un fattore che va ad incidere sulla produzione del latte. Tutte le mucche hanno un microchip che permette un continuo monitoraggio della loro salute. Completano la giostra due robot che fungono da agevolatori per il personale.

Il cappuccino dei romani viene da qui

Il sistema a giostra favorisce anche un risparmio energetico, poiché il tempo di mungitura si riduce e un sistema fotovoltaico da 300 kW annulla completamente di giorno il consumo di energia. “Quello di Maccarese è uno degli allevamenti più grandi di vacche da latte, se non il più grande mungiamo ogni giorno tre volte al giorno, 1400 vacche per la produzione di 55mila litri di latte al giorno. In un cappuccino ce ne sono 100 centilitri, quindi con il nostro latte quotidiano soddisfiamo il fabbisogno di 550mila persone, circa il 15-20% del consumo dei romani”. Negli ultimi anni, Maccarese SPA ha inoltre contribuito alla restaurazione del Borgo e del Castello, realizzando 4 ristoranti e creando un centro di aggregazione per giovani. Sono Maccarè, con la pizza di Stefano Callegari, Osteria di Maccarese, Pika Pika, che propone Tapas e Hamburger, infine la Cantina del castello.

I ristoranti del Castello

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