Liquori tradizionali, amari dalle ricette segrete, preparazioni centenarie che si perdono tra miti e leggende. Non c’è centimetro d’Italia che non vanti un proprio prodotto da rivendicare con orgoglio. Il mosaico di liquori e amari italiani è ricco di referenze che raccontano di una storia nazionale, a tratti nostalgica, che parte da lontano ma è ancora viva nei bar storici e nelle bottigliere di molti locali, anche di nuova generazione. Sia a fine pasto, considerati come il digestivo per eccellenza, oppure usati nei cocktail in miscelazione, gli amari e i liquori vivono un periodo di grande riscoperta. Da bottiglie impolverate nelle credenze della nonna a vanto artigianale: vi mostriamo in questa fotogallery i più importanti.
La differenza tra amari e liquori
Che differenza c’è tra liquore e amaro? Ovviamente il metodo di produzione, in primis. Il liquore è una bevanda alcolica con gradazione tra i 30° e 50°, ottenute miscelando dell'alcol con aromi (erbe, fiori, frutta, radici ad esempio), acqua, zucchero e in alcuni casi coloranti come il caramello. L’amaro, invece, come dice il nome stesso ha una quantità inferiore di zucchero: è sì un liquore creato tramite macerazione o infusione di erbe, ma il residuo zuccherino è nettamente inferiore a quello di un liquore.
La lunga produzione di liquori e amari in Italia: come sono nati
Sicuramente complice della grande produzione italiana di prodotti alcolici è la presenza capillare degli ordini monastici nel nostro territorio. L’Italia è costellata di abbazie, monasteri, conventi, che si sono distinti per la realizzazione non solo di ricette ancora oggi patrimonio gastronomico, ma anche di liquori, amari e distillati. A partire dal Medioevo, infatti, l’arte della distillazione in alambicchi e soprattutto la conoscenza dell’erboristeria, base per molti liquori e amari italiani, era padroneggiata con sapienza da monaci e preti. Proprio all’interno degli ordini religiosi, da nord a sud d’Italia, che sono nati alcuni dei prodotti che ancora oggi beviamo sulle nostre tavole. Uno di questi è l’Averna, liquore siciliano di erbe nato nell’abbazia normanna di Santo Spirito a Caltanissetta, dalla trovata di un monaco benedettino nel 1868. Ancora oggi tra i maggiori produttori di amari e liquori ci sono i monaci camaldolesi, dell’Abbazia di Camaldoli, in Toscana: celebri le loro Gocce Imperiali un noto liquore digestivo a base di anice, unico nel suo genere perché ad alta gradazione alcolica (ben 90 gradi). Oppure l’Amaro Benedettino, una mistura di erbe e aromi naturali, prodotto e imbottigliato nell’antica e pluridecorata Fabbrica di Liquori dell’Abbazia Benedettina del Loreto di Montevergine, vicino Avellino. In Abruzzo ricordiamo il centerbe, nato nell’Abbazia di San Clemente a Casauria, uno degli amari ancora oggi più conosciuti.
Altra ragione della diffusione dei tantissimi prodotti alcolici nostrani, la produzione casalinga delle famiglie italiane: ognuna con una propria ricetta, tramandata di generazione in generazione, che ha portato molto spesso alla creazione di aziende longeve. Si pensi al Liquore Strega, originario di Benevento dal 1860, oppure all’Anisetta Meletti, liquore all’anice nato nel 1870 ad Ascoli Piceno. Tra i brand ricordiamo anche lo Spinello, amaro italiano dal 1865 della famiglia Zanin, in Toscana, sempre a base d’erbe. Come dimenticare il VOV, bevanda storica alcolica molto cremosa a base di uova e zucchero, risalente al 1845. Fu inventato dal veneto Gian Battista Pezziol, proprietario di un’azienda che produceva torroni. Poi la miriade di preparazioni regionali: il limoncello nella zona di Napoli e isole, il nocino a base di noci tipico dell’Appennino centrale, la ratafià che invece è un prodotto a base di ciliegie prodotto sia in Abruzzo che in Piemonte. In Valle d’Aosta c’è il benefort, amaro prodotto dalla miscela di oltre 20 tipi di fiori, radici ed erbe alpine; in Piemonte c’è l’Amaro San Simone, prodotto e imbottigliato a Torino, con 34 erbe officinali e zucchero. In Abruzzo tipica è la genziana, un amaro digestivo creato con l’omonima pianta. Ricordiamo anche il Genepì, un liquore piemontese e valdostano ottenuto dalla macerazione di artemisie alpine in alcol. Una miriade di prodotti, noti e meno noti, che compongono il ricco parterre di liquori e amari artigianali in Italia.