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Domenica, 10 Dicembre 2023
Le Storie

Nella città della fiorentina si discute se la carne coltivata sia una buona cosa o no

Coldiretti e ristoratori fiorentini contrari. A favore ambientalisti e ricercatori. “Una fiorentina da laboratorio arriverà, ma fuori dall'Italia”

Carne coltivata sì, carne coltivata no. Dopo il ritiro della notifica del disegno di legge sul divieto alla carne coltivata all'Unione Europea dei primi di ottobre poi 'smentita' giorni dopo dal ministro dell'agricoltura Francesco Lollobrigida che l'aveva definita una questione formale precisando che il ddl “ha già avuto il via libera in Senato, è stato appena approvato in Commissione alla Camera e a breve verrà discusso”, in città prosegue il dibattito se sia il caso o meno di coltivarla e commercializzarla anche in Italia. Tra addetti ai lavori e non, c'è chi si schiera a favore e chi decisamente contrario.

Il fronte del Sì al divieto

La Coldiretti Toscana ad esempio è in prima linea al divieto di coltivazione. “Siamo contrari perché preoccupati per la salute" sottolinea Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana "dal momento che non c'è ancora nessun studio a sostegno di un uso in sicurezza. In particolare siamo diffidenti perché il protocollo di realizzazione segue delle procedure che includono l'utilizzo di ormoni vietati per l'alimentazione umana all'interno della comunità europea. E poi c'è una preoccupazione tutta di settore, cioè quella di rompere la catena del cibo, con alimenti non più provenienti dall'agricoltura e dalla biodiversità ma costruiti in laboratorio che rompono questo legame che per noi e le 13mila aziende zootecniche non intensive toscane, è anche culturale”.

Un problema culturale ci sarebbe anche per l'Accademia della Fiorentina, associazione che celebra la bistecca alla fiorentina. “Una fiorentina che non provenga da allevamenti ma da colture cellulari in laboratorio" spiega Giovanni Brajon, presidente dell’Accademia  "non è prevista e non potrà essere accettata nel disciplinare che distingue un piatto che rappresenta, da almeno 30 anni, tradizione e cultura di un territorio. Se vogliamo parlare di tradizione e cultura di questo simbolo gastronomico non possiamo accettare l’opzione della carne coltivata”.

Anche alcuni ristoratori come Riccardo Bartoloni della Trattoria Antellesi, sono contrari. “Se lei mi fa la domanda se una categoria come quella dei ristoratori possa essere favorevole all'uso della carne sintetica, perché la chiamiamo così, la risposta è sicuramente negativa" osserva Bartoloni "Anche perché il profumo e il sapore della carne tradizionale dettato dal vissuto dell'animale, ipotizzo che quella da laboratorio, di suo probabilmente non ce l'ha. In ogni caso, sicuramente non la userò mai per venderla. Potrei assaggiarla per curiosità”.

La fiorentina Foto di Smiling Pixell da Pixabay

Il fronte del No al divieto

Mondo etico e scientifico invece sono decisamente favorevoli alla coltivazione in Italia. “Il coltivare in modo artificiale la carne è una novità molto importante" precisa Carlo Scoccianti, direttore dell'Oasi WWF Stagni di Focognano dove anche i volontari non si cibano di animali "perché evita la crudeltà infinita degli allevamenti intensivi, di animali inscatolati fin dalla nascita e trattati in maniera terribile. E si riducono inquinamento e deforestazione. Combatterla sarebbe antistorico e antieconomico perché c'è una industria che può nascere”.

Industria della nuova carne come quella che sta nascendo all'estero e di cui fa parte Claudia Cipriani, ex studentessa dell'ateneo fiorentino che oggi lavora come bioinformatica a Mosa Meat, azienda olandese. “Abbiamo fatto molti progressi da quando abbiamo presentato il primo hamburger di manzo coltivato nel 2013, migliorandone il sapore con l'aggiunta di grassi" afferma Cipriani "e in futuro sarà possibile ricreare anche una bistecca. I vantaggi sono molteplici. Rispetto alla carne macellata, la produzione di carne coltivata può ridurre l'impatto sul clima del 92%, l'inquinamento del 93% e può utilizzare il 95% in meno di terra e il 78% in meno di acqua. In più, poiché viene prodotta in un ambiente completamente controllato e pulito, non ci sono contaminazioni come quelle che si verificano durante la macellazione”.

Favorevole anche Giuseppe Scionti, ingegnere biomedico milanese fondatore dell'azienda spagnola NovaMeat, che nel 2018 ha inventato e brevettato una tecnologia che permette di produrre carne vegetale con consistenza e proprietà nutrizionali di quella animale, utilizzando ingredienti naturali non di origine animale. “Penso che il divieto del governo italiano non abbia senso anche perché non proibirebbe di importarla da altri paesi" dichiara Scionti "ma solo alle aziende italiane di produrla. Non dico che bisogna essere pro o contro ma se può essere utile sia per noi che per l'ambiente, sono a favore di fare studi e non è una buona idea proibire. Con un divieto, è probabile che una fiorentina vegetale arriverà, quando sarà, fuori dall'Italia e se le persone la vorranno, si dovrà importare”.

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