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Giovedì, 25 Aprile 2024
Le Storie

Dream Whisky a Milano. La storia tutta italiana degli affinatori indipendenti

In occasione della Giornata Mondiale del Whisky sentiamo il punto di vista degli appassionati che hanno iniziato a imbottigliarselo da sé. E poi hanno aperto un club privato

Sabato 20 maggio 2023 si brinda in tutto il mondo al whisky. Il distillato di cereali che deve il nome alla parola gaelica per “acqua di vita” — i puristi scozzesi premettono “Scotch”, mentre in Irlanda e USA si aggiunge una E, “whiskey” — è oggetto anche in Italia di un aumento dei consumi e della stima da parte dei bevitori. Un vero e proprio momento d’oro per lo spirito da gustare liscio o “on the rocks” (ma pure miscelato), come testimoniano alcune prime buone produzioni nostrane o progetti, come quello dei fondatori milanesi di Dream Whisky, che l’hanno reso, dal nulla, il proprio mestiere. Il racconto.

I fondatori di Dream Whisky

Marco Maltagliati e Federico Mazzieri

Federico Mazzieri e Marco Maltagliati — rispettivamente 29enne di Parma e 44enne di Lambrugo, in provincia di Como— avevano sì una passione per i distillati, ma di mestiere facevano altro. “Ho studiato economia e mi sono specializzato in food&wine management, poi ho lavorato per una multinazionale dell’alimentare”, ci spiega Mazzieri, “mentre Marco faceva l’odontotecnico. Nel tempo libero organizzava degustazioni di whisky in qualche locale, e ci siamo conosciuti così”. Comune a entrambi, la voglia di “dare una sferzata alla nostra vita precedente” e il sogno — da appassionati e conoscitori — “di provare a imbottigliare, prima o poi, il nostro whisky”. E ci sono riusciti.

Bottiglie di whisky da Dream HouseL’avvio del progetto Dream Whisky

Da gennaio 2019 Mazzieri e Maltagliati uniscono le forze e iniziano a selezionare etichette di grande qualità, le chiedono in conto vendita e organizzano eventi in cui spiegano, raccontano, fanno assaggiare — anche in abbinamento con cibo e, addirittura, essenze profumate — e infine vendono. “Abbiamo creato un format replicabile, puntando su una comunicazione diretta e ‘partecipativa’ che nessuno faceva. Le distillerie di solito si affidano a grandi distributori o agenti che non entrano in contatto col cliente finale. Il whisky è un prodotto carico di storia e cultura, ha un valore emozionale che abbiamo cercato di condividere”.

Bottiglie di Dream Whisky

Un po’ divulgatori e un po’ commercianti, i due decidono nel 2020 “di diventare a tutti gli effetti selezionatori e imbottigliatori indipendenti. Dream Whisky è nata dopo l’acquisto di un magazzino nello Speyside, in Scozia — la ‘Borgogna del whisky’ — dove abbiamo alloggiato botti da piccoli produttori locali e organizzato l’affinamento. Poi i primi imbottigliamenti single cask, ovvero da singole botti invecchiate in modo eccellente, la tipologia premium del distillato”.

Le collaborazioni con chef e bartender

Il whisky club Dream House

Durante lo stop pandemico Dream House non si ferma e gli affinatori iniziano a contattare i migliori chef e bartender italiani “abbiamo comprato un po’ di guide e li abbiamo chiamati uno a uno. È andata subito benissimo e le nostre bottiglie hanno preso a girare”. Dove? “Sono arrivate al Mudec di Enrico Bartolini, poi ci sono state collaborazioni per prodotti ‘sartoriali’, come quella con i ragazzi del Jerry Thomas di Roma. Con loro facciamo il Creative Blend, una linea di American whisky, e siamo anche riusciti a portare in Italia le ultime 70 botti da una distilleria del Wisconsin che stava chiudendo. Un prodotto incredibile”. 

Dream House, il club per amanti del whisky

Oltre che su banconi di livello, le loro bottiglie si trovano, dall’inizio del 2022, anche da Dream House, il club che hanno aperto a Milano a due passi da Porta Romana. “L’abbiamo pensato come un circolo per appassionati così come neofiti. Ma ci sono anche i nostri uffici e il punto vendita”. La formula è quella della sottoscrizione annuale, che permette di accedere alla sala dalle luci soffuse, divani in pelle e bancone ben fornito in ogni sera tra il martedì e la domenica per assaggiare le referenze, in purezza o miscelate. C’è anche un corner per fumatori — con una selezione di sigari d’importazione — e un calendario di cene e degustazioni.

Il bancone di Dream House

Come quella con Jacopo Ticchi, chef della riminese Trattoria Da Lucio dello scorso marzo o con gli artigiani di Ciacco Lab, che hanno preparato una crema allo zabaione con whisky torbato al posto del Marsala. C’è altro in vista? “Nei prossimi mesi faremo qualche lavoro al club e rivedremo i prezzi del tesseramento, per renderli ancora più accessibili. Continuiamo con il nostro Matthew, un whiskey irlandese di cui andiamo molto fieri e vorremmo puntare tutto proprio sull’Irlanda, che sta vivendo un boom di qualità”.

Dream House

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