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Lunedì, 11 Dicembre 2023
Le Storie

Per fortuna l’Italia sta ritirando la ridicola proposta di legge contro la carne coltivata

Il 13 ottobre il Governo Meloni avrebbe revocato ufficialmente la notifica del disegno di legge in sede UE. Una manovra strategica per evitare la bocciatura?

Avevamo già commentato il disegno di legge per vietare la produzione e la vendita di carne coltivata in Italia, soffermandoci su quanto non soltanto sia del tutto inutile, ma soprattutto dannoso. Il 18 luglio scorso infatti era approdata in Aula la proposta firmata dai ministri Lollobrigida e Schillaci basata sul divieto, in via precauzionale, sulla produzione, commercializzazione e distribuzione di carne sintetica, coltivata, artificiale, a base cellulare, o come si voglia chiamare. Una campagna portata avanti anche con il supporto di Coldiretti, che oltre alla carne coltivata mira a introdurre restrizioni sull'utilizzo di denominazioni molto comuni per i prodotti a base vegetale, proposta che peraltro era già stata bocciata dall’Unione Europea.

Carne sintetica, perché vietare?

In sede UE arriva la ritirata del Governo Meloni

E così, mentre altri paesi UE stanno investendo in queste innovazioni e settori importanti per il futuro del cibo e del nostro Pianeta, l’Italia sarebbe stata la sola a portare avanti quest’azione proibitiva. Infatti, dopo 3 mesi - in sede UE a Bruxelles - arriva la ritirata del Governo Meloni, una manovra strategica “per evitare la bocciatura della Commissione Europea”, commenta il Movimento 5 stelle, cercando quindi di evitare un fallimento sul piano europeo. Secondo le anticipazioni de Il Foglio, il 9 ottobre il ministero guidato da Francesco Lollobrigida avrebbe inviato al Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) la revoca della notifica “per un approfondimento delle tematiche oggetto del ddl, alla luce della discussione parlamentare in corso e delle modifiche che il testo potrebbe subire”. Poi il 13 ottobre l’Italia ha ufficialmente ritirato la notifica TRIS per il disegno di legge.

Una decisione un po’ inaspettata, per meglio dire silente, se si pensa che il 14 ottobre nel sito del Ministero dell’agricoltura era stato pubblicato l’ennesimo comunicato stampa sul divieto del cibo sintetico. Questo riporta l’intervento del ministro al villaggio Coldiretti al Circo Massimo, dove ha dichiarato: "Il Parlamento italiano al più presto vieterà definitivamente, nella nostra Nazione, la produzione, la commercializzazione e l'importazione del cibo sintetico. Grazie ai Presidenti delle Commissioni Agricoltura di Senato e Camera, Luca De Carlo e Mirco Carloni, che hanno accelerato i lavori, siamo arrivati alla calendarizzazione nell'Aula di Montecitorio per l'ultimo passaggio”. E poi continua: “l'agroalimentare italiano si sta affermando nel mondo e il Governo Meloni cercherà di dare un impulso sempre maggiore a questo nevralgico comparto, per aprire porte e mercati ai nostri prodotti, proteggendo ciò che davvero è italiano, in nome e in difesa di chi lo produce”.

L'intervento al villaggio Coldiretti al Circo Massimo di Roma. Foto del sito del Masaf

Cosa ne pensano le associazioni animaliste

Essere Animali e altre organizzazioni europee che lavorano per tutelare gli animali allevati a scopo alimentare e per la promozione di un’alimentazione più sostenibile, avevano già espresso una forte preoccupazione riguardo a una decisione che sembra ostacolare la produzione e vendita di alimenti provenienti da metodi di allevamento non intensivi, senza antibiotici né produzione eccessiva di rifiuti inquinanti. “L’Unione Europea, con il piano Farm to Fork, si è già espressa chiaramente sulla necessità di rendere più sostenibile il nostro sistema alimentare e sostenere il settore plant-based e le innovazioni in ambito alimentare che possono facilitare proprio la transizione a consumi più sostenibili”, commenta Claudio Pomo, responsabile sviluppo di Essere Animali, “Secondo noi questa è la strada da prendere e siamo felici di vedere che l’approccio ideologico e antiscientifico del Governo italiano stia trovando un muro difficile da superare, tanto da trovarsi costretto a fare un grande dietrofront”. Nel mentre, dal ministero dell’Agricoltura sottolineano che “la notifica ritirata sarà rinotificata all’esito dell’approvazione parlamentare”.

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