Ricevi la nostra Newsletter

L'unico modo per non perderti nulla sulle novità gastronomiche suggerite da Cibotoday. Ogni mattina nella tua e-mail.

rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Personaggi

Gianluca Cannizzo. L'illustratore torinese che è diventato la voce del vino naturale

Nel grande boom dell’illustrazione, c’è un autore torinese che si è specializzato nel disegnare e comunicare il vino. E lavora in tutto il mondo. L’intervista

Caffettiere che camminano, donne bendate, bicchieri di vino, gatti e figure oniriche popolano i lavori di Gianluca Cannizzo, autore per immagini torinese, cresciuto a pane, vino e grafica. Diviso tra il lavoro con la disabilità mentale presso il Laboratorio Zanzara e la sua professione da creativo che nel tempo, per una serie di incastri, si è concentrata sul mondo dell’enogastronomia, diventando il miglior rappresentante italiano di una corrente del tutto specifica che riguarda il linguaggio del vino naturale (più in generale dell’agricoltura e del prodotto alimentare). Linguaggio che è più difficile da spiegare che da vedere, si legge su muri, etichette di vino e scatole di panettoni. 

Partiamo dalla definizione. In un articolo ti chiamano “grafico”. Ti corrisponde questa parola?

Mi sono formato come grafico, ho deciso a 14 anni di fare il grafico e non ho più smesso. So come si costruisce un marchio, come si fa una brochure, conosco tutta la parte istituzionale del lavoro. Però a 21 anni ho fatto un’esperienza in Francia e ho capito che c’era anche uno spazio per l’autore in questo lavoro. Mi viene anche difficile definirmi illustratore, perché per me l’illustrazione è uno strumento al servizio delle idee, una forma di linguaggio. Forse mi trovo più a mio agio quando dico che mi occupo di comunicazione visiva.

Le tue ispirazioni?

Il mondo polacco, quello finlandese o francese, dove lo spazio dell’autore è moltissimo.

Nel tempo sei diventato famoso per i tuoi “poster”, che poi è anche il tuo nickname “mypostersucks” sui social.

È il formato in cui mi trovo meglio, perché qui convive un’idea di testo con un’immagine, nonché una mia passione da più di 25 anni. Certo per me i poster hanno senso se animano i luoghi, non se è una roba che si tiene lì come un file.

Peraltro, tutto parte con un poster.

Nel 2011 ho trovato il salone di una parrucchiera che era molto aperto anche alla parte espressiva, qui ho iniziato a esporre dei manifesti. Ne ho realizzato uno su un referendum sul nucleare. Poi per gioco ho fatto il poster di Obama che beve un Americano. Questa immagine è stata notata da Christian Bucci, il fondatore di Les Caves de Pyrene (che seleziona e distribuisce vini naturali dal 2009 in Italia).

Una Carta da Tavola disegnata da Gianluca Cannizzo

E ne sei diventato direttore creativo, ormai da 11 anni. Come funziona il tuo lavoro per Les Caves?

Prima di tutto Bucci per me è stato un mentore insieme a Pietro Vergano del Ristorante Consorzio di Torino. Mi hanno aiutato a trovare una mia strada sul vino. Oggi so scegliere da una carta quello che mi piace grazie a loro. Il catalogo dei vini di Les Caves è un po’ lo sfogo creativo di Bucci, ogni anno ci sono delle proposte legate a un tema e insieme le sviluppiamo. Dal format grafico, alla scelta delle serigrafie o meno, la carta, seguo tutto il prodotto.

C’è prima il vino o l’illustrazione?

Ho fatto dei percorsi personali sul vino, per una mia passione. Poi mi ha aiutato la conoscenza con i ragazzi del ristorante Consorzio. Lavorando con Les Caves ho spostato il mio interesse sui vini naturali, quasi simultaneamente ne sono diventato il linguaggio. Allora erano molto meno popolari di adesso, e c’era bisogno di dare un’identità diversa da quella del vino convenzionale. Sono capitato al posto giusto nel momento giusto, ho avuto la fortuna di vivere questo cambiamento da dentro.

Visto che parliamo di identità, quali sono gli aspetti che identificano il vino naturale, dal punto di vista del linguaggio visivo?

L’unpolitically correct, l’ironia, l’essere un po’ brutale alle volte. Ma io non penso di aver rappresentato questo mondo, penso di aver rappresentato una mia sensibilità che corrispondeva a questo mondo. Di base c’è tutto uno schema valoriale che si può raccontare, che è comune a tutto l’universo della tavola, una grande profondità che non si trova altrove.

Il mondo dell’enogastronomia non è solo identità e creatività. C’è anche una parte commerciale molto spinta, molto meno autoriale. Hai detto dei no nel tuo lavoro?

Oggi succede più di prima. Penso di fare un lavoro credibile anche perché ho avuto modo di conoscere i ristoratori, i vignaioli. Negli anni è cresciuta sempre di più la voglia di essere coerente, di non andare incontro alla necessità della grande industria. Uscendo da questo territorio e arrivando ad altri mercati, come quello della moda, mi sento più leggero. La parte legata al budget, va detto, mi fa da filtro. E mi aiuta anche a non inflazionarmi troppo. Di base chiedo sempre prima a tutti che tipo di agricoltura praticano.

Oltre al vino, quali altri progetti hai portato avanti?

Sono direttore creativo e fondatore de L’integrale insieme a Diletta Sereni (una rivista indipendente sul pane edita dal panificatore Davide Longoni). Un progetto a cui mi piacerebbe dare particolare risalto perché c’è una grande cura del prodotto e del contenuto. Inoltre sto lavorando nel mondo pane, nell’olio, faccio copertine di libri, al momento seguo un progetto di panificazione in Tasmania.

La cover di un numero della Rivista l'Integrale

Vorrei avere un tuo poster: come faccio?

Sul mio sito www.mypostersucks.com ci sono quelli da acquistare. Arrivano dentro un tubo, li firmo tutti. Per ora ho toccati tutti i continenti.

In questi anni, anche per chi non è particolarmente attento al tema, i tuoi lavori sono diventati un punto di riferimento. Come vivi il rapporto con gli emuli o con le copie?

Non mi preoccupano. Ci sono anche quelli che rubano, loro invece mi fanno arrabbiare tantissimo. Ho dovuto usare l’avvocato più di una volta. La rete di fiducia del vino è molto empatica, appena ci sono delle cose non trasparenti c’è sempre qualcuno che me le segnala.

Come mai adesso le illustrazioni funzionano così tanto? È solo una percezione?  

Non è una percezione, è proprio un momento d’oro, non solo nel vino. C’è una domanda più attenta a questo tipo di linguaggio, forse perché è uno strumento che ha un grande potere di sintesi.

CiboToday è anche su Whatsapp, è sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Sullo stesso argomento

In Evidenza

Potrebbe interessarti

CiboToday è in caricamento