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Mercoledì, 24 Aprile 2024
INTERVISTA

Intervista a Paola Mencarelli, la fata turchina dei cocktail che era astemia

Fino a qualche anno fa non conosceva questo settore, anzi non beveva proprio alcolici. Poi ha deciso che il mondo dei bar e dei cocktail aveva bisogno di lei. Ecco come è andata l'ultima edizione della Florence Cocktail Week a Firenze

Tutto sembra essere sempre stato come oggi, ma in realtà il mondo dei cocktail bar come lo vediamo adesso è piuttosto giovane, anzi quasi neonato. Lo sviluppo è avvenuto negli Anni Dieci di questo secolo. La prima cocktail week a Londra, ad esempio, è del 2010; la classifica The World's 50 Best Bar viene pubblicata nella sua forma attuale dal 2009. Prima di allora c'era poco in Italia, giusto i pionieri come il Nottingham Forest di Milano mentre a Roma il locale più rappresentativo di quell'epoca coraggiosa era il Jerry Thomas, aperto giustappunto nel 2010. Per il resto i cocktail si bevevano in qualche lounge bar pretenzioso e tutt'altro che attento alla qualità. Oltre che nei grandi alberghi. E poi, ahinoi, nelle discoteche dove da sempre si mescolavano liquidi dozzinali.

Un quindicennio di rivoluzione dei cocktail

Se le cose sono radicalmente cambiate è anche grazie a delle figure che si sono spese per diffondere la cultura del bere serio, consapevole e attento, con una spiccato focus sulla qualità dei prodotti e dei processi. Una di queste figure è indiubbiamente Paola Mencarelli la quale, proveniendo da competenze più vicine al food che al beverage e per di più astemia (proprio così!) ha capito proprio verso la metà di quegli Anni Dieci che il mondo del bere miscelato aveva bisogno di una particolare attenzione e poteva crescere. "Ho iniziato a bere per una questione culturale, per capire". 

L'idea è stata quella di replicare in Italia il modello partito a Londra delle cocktail week ovvero dei momenti di aggregazione in cui barman, aziende produttrici di liquori e distillati, pubblico di appassionati e addetti ai lavori si incontrano e si confrontano. Diverse però da occasioni congressuali, piuttosto invece declinate su scala cittadina, con l'obiettivo di far scoprire alle persone i locali, i bar, i posti dove andare a bere. E magari far superare loro delle soglie che sembravano difficilmente valicabili, come quella apparentemente austera dei bar d'hotel. Grazie alle cocktail week insomma tutto è diventato più semplice: entrare in un grande albergo a bere un bicchiere, conoscere il network dei bar di qualità della propria città, scoprire che sorseggiare un cocktail può essere perfino un atto culturale se non addirittura politico, con relazioni strette ai temi della sostenibilità, dell'etica, dell'ambiente.

Paola Mencarelli e l'invenzione della Florence Cocktail Week

La Florence Cocktail Week ha fatto tutto questo con un successo clamoroso negli anni. Da 13 locali partecipanti nel 2016 si è passati a 46 dell'edizione 2023 appena conclusa, sia perché molti posti hanno iniziato a fidarsi dell'organizzazione e si sono decisi a partecipare, sia perché a Firenze grazie alla manifestazione sono proprio nati nuovi progetti e altri ne continuano a germinare. Centinaia gli eventi in città e in tutta la regione Toscana hanno fatto da corollario ad una rassegna che ormai è ricercatissima da professionisti e sponsor autorevoli. E che è diventata un punto di riferimento internazionale capace perfino di attrarre un nuovo turismo in una città che di turismo di scadente qualità soffre. Sicuramente la FCW riesce ad attrarre dall'estero barman e operatori, anche grazie alle relazioni a livello globale da Tel Aviv ad Atene passando per Singapore e Barcellona. Un fenomeno delle cocktail week infatti sono le guest, ovvero le 'ospitate' che i barman locali offrono a grandi professionisti internazionali che per una serata vengono ad offrire i loro cocktail fuori-casa. Tutto questo e molto altro è il racconto di Paola Mencarelli in questa nostra videointervista. E per il futuro? Come ci anticipa Mencarelli, la cocktail week in questa forma tornerà a Firenze nel 2025. Intanto però il progetto si sviluppa: senz'altro a Venezia dove si avvia a diventare strutturata tanto quanto in Toscana e poi chissà dove ancora. Già, perché come dice Paola "le cocktail week vanno portate non tanto dove c'è già un interessante movimento di bar, ma semmai dove questo deve ancora nascere". Quindi, potenzialmente, dovunque.

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