Esistono molte storie, vere o presunte, associate alla nascita di piatti e ricette che sono diventate famose in tutto il mondo. Mancano le testimonianze per affermarle o per smentirle, spesso sono associate a ingredienti caduti per sbaglio dando origine a una nuova pietanza, a torte e piatti sbagliati che hanno rivelato poi un potenziale inaspettato.
Le ricette cinesi e le leggende che le hanno create
Anche nella cultura cinese questi processi sono noti e condivisi. Basti pensare alla storia legata all’origine del tè: nel 2737 l’imperatore cinese Cheng Nung avrebbe fatto bollire dell’acqua nella quale sarebbero cadute – accidentalmente – le foglie di un albero (o meglio, della pianta della camelia sinensis). L’infusione avrebbe dato quindi origine al tè. Anche per i jiaozi, i ravioli tipici cinesi fatti con pasta sottile e ripieno di carne, pesce o verdure, vale lo stesso. In Italia ormai ci siamo abituati a chiamarli con il nome con cui sono noti nella lingua giapponese e coreana, gyoza, ma sono diffusissimi anche al di fuori dei ristoranti cinesi. Chiaramente non si mangiano solo in Cina ma anche in altri paesi asiatici, dove prendono altri nomi a seconda della forma, dell’apertura, del ripieno o del metodo di cottura.
Il medico Zhang Zhongjing, l’Ippocrate cinese
La loro invenzione è frutto di una leggenda che ha quasi dell’incredibile, associata a un medico, Zhang Zhongjing, che visse all’incirca tra il 150 e il 219. Le date di nascita e di morte sono argomento di dibattito. Zhongjing è considerato uno dei padri della medicina tradizionale cinese, una sorta di “Ippocrate cinese” come si legge talvolta, oppure “Il santo della medicina”, come si legge tal altra. Era scrittore, inventore, farmacista e fisico, oltre che medico. A lui viene anche attribuita l’invenzione dei jiaozi, i ravioli cinesi creati per aiutare le persone che soffrivano di congelamento delle orecchie.
La storia dei ravioli che curano le orecchie congelate
La storia è molto nota anche al di fuori della Cina. Zhang Zhongjing fece visita, dopo una lunga assenza, al suo villaggio natio durante l'inverno. Qui notò che molti dei suoi concittadini soffrivano di geloni, soprattutto intorno alle orecchie. Per risolvere il problema, Zhang cucinò della carne di montone, peperoncino ed erbe curative e la avvolse in ritagli di pasta. A questi fagottini diede la forma di piccole orecchie, li fece bollire e li distribuì ai suoi vicini, affinché mangiandoli si riscaldassero e favorissero la circolazione. Agli abitanti del villaggio quel dono piacque così tanto che continuarono a prepararne la ricetta. Sempre secondo la storia, datata a più di 1800 anni fa, Zhang avrebbe distribuito i ravioli ai suoi conterranei dal giorno del solstizio d’inverno fino a Capodanno. Questo spiegherebbe perché, ancora oggi, i jiaozi sono un piatto molto preparato in inverno, soprattutto nel nord della Cina.
Altre versioni sulla scienza dei jiaozi
“Non ci sono parole che possano descrivere con precisione l'affetto dei cinesi per i ravioli, poiché questo cibo è già diventato un simbolo di casa e calore” scrive China Daily. Sebbene in molte culture gastronomiche (come la nostra) siano presenti sfoglie di pasta tirata e ripiena, quella dei ravioli cinesi è una scienza che ha conquistato mezzo mondo. Secondo una versione riportata da BBC, la forma non va spiegata con quella delle orecchie perché “i jiaozi assomigliano ai lingotti d'oro o d'argento utilizzati nell'antica Cina e per questo sono diventati simbolo di ricchezza”. Insomma l’origine non è certa, come la fama odierna, ma la storia è affascinante.