Si potrebbe definire un “southern food lab” l’attività di Conza, neonata start up in procinto di partire con la sua linea di kombucha, salse, sali aromatizzati e, a breve, anche aceti di frutta. Un approccio affine al modello dei laboratori nordici — con la loro capacità di trasformare le materie prime; spesso l’unico modo per prolungarne la disponibilità nel tempo —, non fosse che la sua sede si trova in pieno entroterra siciliano. Tiri tre righe dai vertici dell’isola e trovi Leonforte, poco più di 10mila abitanti nella provincia di Enna: è qui che i sette soci di Conza hanno deciso di investire per valorizzare un territorio, pensando al cibo da una nuova prospettiva.
I fondatori del “southern food lab” Conza
I primi spunti li hanno messi insieme Giovanni Puglisi e Angelo Manna, entrambi leonfortesi, rispettivamente esperto di comunicazione di stanza a Roma e titolare dell’azienda agricola e di trasformazione Agrirape (la prima, due decenni fa, a reintrodurre la coltivazione del riso con il metodo “in asciutto” di tradizione arabo-sicula).
“Abbiamo iniziato a ragionare su una salsa bbq a base di ingredienti esclusivamente locali, cercando un altro modo per interpretare i nostri prodotti”, spiega Puglisi. “Via via abbiamo inglobato altri progetti che gravitavano intorno all’azienda di Angelo, e ci è venuta voglia di avviare un progetto dedicato a preparazioni popolari all’estero, ma qui meno”. Oltre a loro, che restano soci di maggioranza, Conza è anche Gianluca Degani, gelatiere del modenese Bloom; Enrico Pantorno, chef di Barrafranca con trascorsi al Relae di Copenaghen; il commercialista Lucio Patti; l’informatico Marco Cantarero e Luis Marin Alcaide, originario di Barcellona ma co-titolare di una start up di vermicompost nell’ennese.
I nuovi prodotti a marchio Conza
“Per metà novembre saranno pronti i primi lotti, perfezionati in mesi di lavoro”, raccontano, riferendosi alle tre linee targate Conza. “Abbiamo scelto un termine che deriva dal dialetto cunzare, il verbo per ‘condire’ ma anche, in senso lato, sistemare, aggiustare le cose nel migliore dei modi”.
Un bell’auspicio, per prodotti che puntano a valorizzare piccole produzioni ed eccellenze più o meno note, con ricette e lavorazioni non esattamente tipiche. C’è la salsa bbq Nustrali, da datterino siciliano, zucchero integrale di canna, aceto di una cantina biologica delle Madonie e cipolla di Giarratana, “affumicata da noi e priva di aromi o addensanti”. Poi il kombucha Conzòlu, a base di tè nero fermentato, “necessariamente non locale, ma stiamo pensando a vie alternative…”, e infine il sale Pirfumu dalle saline Culcasi di Trapani, affumicato e aromatizzato al sommacco e agrumi. “Stiamo già lavorando alla quarta linea, che riguarderà aceti di frutta da materie agricole del territorio. Pensiamo alle pesche di Leonforte, alle arance rosse o ai fichi d’India”. Per tutto questo, Conza ha in mente progetti che vanno oltre le solite conserve.
Le attività di Conza per l’entroterra siciliano
“Ho passato metà della mia vita lontano da Leonforte”, racconta Puglisi, “e, insieme ai soci, vorrei creare per me e per altri delle opportunità alternative all’emigrazione coatta”. I piani di Conza, infatti, pur partendo dalle eccellenze agroalimentari, hanno prospettive a lungo termine: “Sul nostro patrimonio c’è molto da costruire, dalla creazione di tappe interessanti per i ‘viaggiatori gastronomici’ a quella di itinerari turistici tra produttori e territorio in sé”.
Per questo, “e per generare vitalità non solo economica, ma di idee e scambio con chi ci raggiungerà”, i fondatori di Conza stanno collaborando con altre realtà, come CNA, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa e GAL, Gruppi di Azione Locale, al fine di impostare progetti di formazione e percorsi turistici. Insieme ai prodotti a marchio Conza, disponibili a breve in una selezione di ristoranti e gastronomie in giro per l’Italia, sarà distribuita anche una selezione via via più ampia di prodotti di altre aziende siciliane, di nicchia e spesso rari, provenienti da fornitori che faticano a imporsi sul mercato.
Non solo fare cose buone da mangiare, quindi, ma anche allargare una rete logistica attualmente traballante e potenziare le infrastrutture economiche a beneficio della comunità. Ed è possibile farlo anche “portando con noi salumi, formaggi e altre specialità da imprese virtuose che guardano nella stessa direzione”.
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