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Domenica, 10 Dicembre 2023
Territorio

Storia dei “trani” di Milano, le antiche bottiglierie che stanno scomparendo

In città esiste una serie di locali dove si incontrano, e si incontravano, persone di tutti i tipi e di tutte le età. Hanno fatto la storia di Milano, ma sono in via di estinzione

Quando Gianfranco Rallo solleva la saracinesca, sa benissimo che i primi ad arrivare saranno il signor Bruno, detto il professore, e l’avvocato Carlo. I due si conoscono dalle elementari. Pur essendo ultra sessantenni continuano a lavorare, ma non vedono l’ora che scocchi l’orario aperitivo per rilassarsi fra arredi retró e luci soffuse. Una volta raggiunto il civico 16 di Viale Bligny, dribblano gli studenti bocconiani con gli spritz in mano e si appoggiano al vecchio bancone in legno. Un pinot grigio per il professore, un gin tonic per l’avvocato. E dopo il primo sorso iniziano subito a prendersi in giro. Fino ad ora di cena.

La Bottiglieria di Viale Bligny è tra gli ultimi locali di una Milano in via di estinzione. Per circa un secolo fino agli Anni ’80, il rapporto tra i milanesi e la bevuta è andato avanti più meno così: c’erano tanti indirizzi dove il vino, in bottiglia o alla mescita, era più un’occasione per socializzare che materia di degustazione. La qualità non contava come la voglia di stare insieme. I vini, e gli altri alcolici, servivano per buttar giù le corpose polente e per distrarsi dopo la fabbrica.

La Milano dei trani: una fotografia letteraria

Una traccia di questa cultura la troviamo raccontata nel reportage Le Osterie di Milano a cura del giornalista Giuseppe Barigazzi. Il libro, edito negli Anni ’60, ripercorre le origini della cultura enogastronomica milanese, con aneddoti e documenti che risalgono al Medioevo. La Milano da cui muove la penna lo scrittore è una città moderna dove l’abitante snob e nostalgico va in cerca di posti sinceri già allora sulla via del tramonto. Nel racconto vengono citati e descritti indirizzi (tra cui molte osterie) che hanno fatto la storia del capoluogo e che, in vari modi, sono sopravvissute ancora oggi: parliamo di luoghi come Bocciofila Martesana, Osteria dell’Acquabella o il Boeucc, solo per citarne alcuni.

Le vetrine della Bottiglieria Bulloni

Quando si parla della Milano postunitaria, poi, vengono menzionati i Trani, locali dedicati alla mescita dei vini pugliesi, ecco il perché del nome. “Sono bottiglierie con cucina economica e mescita di vino che crescono come funghi intorno al 1890, in dipendenza delle guerre doganali con la Francia” precisa Barigazzi. Con l’impossibilità di espatriare, rosati e rossi pugliesi riempivano le cisterne delle bettole. E il nome trani cominciò a definire tutte le vinerie, non solo quelle che vendevano prodotti meridionali. 

Paolo Valera, scrittore vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900, ne sottolineava così il carattere eterogeneo. “A date ore è un ricovero di vecchioni e di vecchione che si consolano raccontandosi gli avvenimenti di un passato senza ritorno, a date altre è una miscela di gente discesa a gradino a gradino nel bassofondo sociale, con l’illusione eterna di risalire doma allo strato superiore. Di sera, è una cava dove si rifugiano i battuti di tutte le classi ad annegare le umiliazioni e i patimenti quotidiani in un po’ di trani”. I trani – intesi proprio come il Valera – divennero presto parte della cultura popolare meneghina.

Esistono ancora i trani a Milano?

I posti così sono quasi scomparsi, oggi. Chi sopravvive ha dovuto adeguarsi. La Bottiglieria di Bligny, ad esempio, esiste “da sempre”, a sentire l’avvocato Carlo che se la ricorda sin da piccolo ma nel tempo ha cambiato location. All’interno dell’indirizzo, indica una foto da lui scattata dove il padre è seduto ad un tavolino con altri amici. Erano i clienti del vecchio locale. “Prima la bottiglieria si trovava in Viale Montenero” racconta “ed era conosciuta da tutti come la Madonnina perché sorgeva vicino ad un’edicola”.  

Gianfranco Rallo della Bottiglieria Bligny

Per molti anni è stata frequentata da diverse persone a seconda delle ore e dell’età. Mantenendo quel carattere eterogeneo evidenziato da Valera. All’alba passavano gli operai per il caffè corretto poi, alle 7 e mezza, si preparava la colazione salata. A mezzogiorno invece il locale si riempiva di pensionati per le partite a carte. Mentre i più giovani lo frequentavano per l’aperitivo, dove accanto al vino veniva servito il cotechino della moglie del proprietario. “Quando ho rilevato la gestione del locale nel 2003 funzionava ancora così ed era un punto di riferimento per tutto il quartiere” spiega Rallo che prima della bottiglieria distribuiva materiale informatico “poi nel 2011 ci siamo trasferiti in Bligny e abbiamo ribaltato il concept”.

La nuova Bottiglieria in Bligny

Ora siamo concentrati sull’aperitivo. Vendiamo vini da selezionate cantine, ma volendo si possono avere drink e birre artigianali, poi organizziamo eventi” prosegue Rallo “dalle serate cantautorali fino alla degustazione di crudi. Come clienti abbiamo di tutto: studenti, manager, professori e affezionati”. A pensare che all’inizio il format non gli piaceva nemmeno. “Ho origini di Marsala e sono sempre stato interessato più alla produzione vinicola. Poi, una volta dietro al bancone, ho incontrato tantissime persone diverse e mi sono innamorato di questo magnifico laboratorio di esperienze”. Sì, perché in Bottiglieria il melting pot generazionale è d’obbligo. La gente di diversa estrazione si incontra, beve e parla. Di tutto. “Sono ammessi anche gli argomenti seri basta trattarli con leggerezza” afferma l’avvocato che ha stretto moltissimo con Davide Rossi, 37 anni, autore comico di San Giuliano Milanese che frequenta il locale da un anno.

“I posti sinceri”: il luogo senza generazioni

Si diventa una piccola famiglia ma quel che succede in bottiglieria rimane in bottiglieria. È raro, infatti, che ci si incontri altrove. “È difficile pure trovare ancora posti simili”, sospira Rossi. Alcune realtà del genere vengono raccontate nel libro I Posti sinceri di Milano che, edito da il Saggiatore e ad opera di un collettivo, ha anche una pagina Instagram collegata. Tra i capitoli troviamo il racconto di insegne iconiche del bere milanese come il Picchio, celebre bar tabacchi di quartiere assaltato dalla movida in zona Porta Venezia, o di varie bocciofile.

L'esterno del Convivio Enoteca

Altra insegna storica, è la Bottiglieria Bulloni, in Piazzale Aquileia, che dietro al bancone ha le opere del futurista Enrico Prampolini. Con le sue 1200 etichette a disposizione e il sommelier, ama definirsi un’enoteca vera e propria. Mentre sulla strada verso Porta Romana, c’è Convivio Enoteca dal 1963, indirizzo che, nonostante l’insegna, ha un format e un ambiente molto simili al locale di Bligny. Nasceva negli Anni ’50 con altro nome. Il vino si può scegliere e portare a casa, chiaro, ma di solito lo si beve seduti ai tavoli con stuzzichini. Nel locale bazzicano sia bocconiani sia persone anziane del quartiere. Qui però si chiude dopo l’aperitivo. In Bottiglieria si può andar avanti fino a notte fonda.

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