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Venerdì, 29 Marzo 2024
Territorio

Cosa sono i Musei del Cibo di Parma (che compiono 20 anni e puntano sugli NFT)

A vent’anni dalla fondazione, il circuito dedicato alle eccellenze enogastronomiche della Food Valley lancia un club per sostenitori basato sul sistema di acquisto digitale

I Musei del Cibo della provincia di Parma, una rete di otto istituzioni che celebra le eccellenze enogastronomiche locali, hanno appena compiuto vent’anni. Per festeggiare hanno pensato di proiettarsi in un futuro (prossimo, sembrerebbe) in cui i servizi passano attraverso strumenti all’avanguardia. Parliamo degli NFT — acronimo di Non Fungible Tokens, una forma di proprietà digitale che garantisce il possesso e l’autenticità di opere oppure oggetti virtuali — emessi per la prima volta, proprio in questo caso, da un’istituzione culturale italiana. Ecco di che si tratta.

Il Museo del Prosciutto di Parma

La Food Valley emiliana

Allargata tra Alpi e gli Appennini, la pianura padana è un territorio favorito da condizioni climatiche che hanno fatto fiorire grandi prodotti agroalimentari. Così come l’intraprendenza dei suoi abitanti, che si sono dedicati fin dall’epoca romana alla produzione di salumi che hanno viaggiato per il mondo, come i prosciutti stagionati del parmense. Colline emilianePoi al Parmigiano Reggiano, fondamento della cucina di questa e altre zone a partire dall’Alto Medioevo e, molto più di recente, hanno messo insieme un polo di trasformazione alimentare per la conservazione del pomodoro. Proprio a Parma Piero Barilla aprì nel 1877 il modesto negozio di panetteria destinato a ben altre fortune nel campo della pasta secca e nel XX secolo si inaugurarono la Stazione Sperimentale delle Conserve Alimentari e la Mostra delle Conserve, antesignana dell’odierno Cibus, la Fiera internazionale dell’Alimentazione. Mentre nel 2003 il capoluogo è stato scelto come sede dell’EFSA, l’Authority Europea per la Sicurezza Alimentare, nel 2015 l’Unesco ha premiato questo patrimonio millenario di pratiche, competenze e tradizioni con il titolo di “Città creativa della gastronomia”.

Cosa sono i Musei del Cibo di Parma

Per tutelare e valorizzare il capitale agroalimentare — che qui si intreccia con l’arte, la storia, l’economia, e dunque con la cultura a tutto tondo — il 29 novembre 2003 è stato inaugurato a Soragna (a 30 km dal capoluogo) il primo museo dedicato al Parmigiano Reggiano. Nei successivi vent’anni hanno fatto seguito altri sette, per non escludere nemmeno una delle eccellenze enogastronomiche locali: il Prosciutto di Parma, il Salame di Felino, il Pomodoro, la Pasta, il Vino, il Culatello di Zibello e infine il Fungo Porcino di Borgotaro.

Un circuito amatissimo dai locali come dai turisti, che ha accolto oltre 300mila visitatori e, fra questi, almeno 60mila studenti, svolgendo una preziosa funzione nel campo della formazione e della diffusione dell’educazione alimentare. Allestimenti permanenti — un patrimonio di 4mila oggetti esposti —, mostre temporanee, oltre a iniziative che coinvolgono direttamente il pubblico nella vita del museo. Come la più recente, che porta la sua storia un po’ più avanti, verso il futuro.Soragna, città sede del Museo del Parmigiano Reggiano

I tokens dei Musei del Cibo di Parma

La formazione di un Honour Club, cioè di un gruppo solido di sostenitori e mecenati, è stata annunciata ufficialmente il 17 maggio da Mario Marini, Presidente dei Musei del Cibo. E segna addirittura un primato: “Siamo il primo museo italiano a percorrere una nuova modalità di supporto tramite emissione di tokens non speculativi. L’obiettivo è raccogliere in maniera ancora più efficace il supporto della comunità di appassionati del Parmigiano Reggiano e dei prodotti del nostro territorio”. Tutti gli utili raccolti saranno infatti destinati alle attività istituzionali dei musei e, prosegue il Direttore, “rappresentano uno sguardo rivolto al futuro e alle nuove generazioni, che vogliamo coinvolgere nella formazione di una buona cultura alimentare”.

Il Museo del Prosciutto di Parma

A gestire il servizio digitale è la società di servizi Innova et Bella, che ha implementato una piattaforma di tokens di nuova generazione resi unici e nominativi da un QR code personale. Una forma di partecipazione alla vita del museo diretta e coinvolgente, nell’ambito della quale Parma, ancora una volta nella sua storia di grandi innovazioni, dà il buon esempio. 

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