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Venerdì, 29 Marzo 2024
Turismo

Una guida in 8 punti per riconoscere un buon ristorante internazionale

Una raccolta di strumenti utili e non dogmatici per capire cucine diverse dalla nostra

Ristoranti cinesi, giapponesi, coreani, messicani o un mix di queste cose insieme affollano ormai da decenni la maggior parte delle principali città italiane: ma come distinguere un buon ristorante da una trappola per inesperti? Come districarsi tra cucine diverse ma non sempre conosciute? È l’idea che ha mosso la creazione del Manifesto della cucina internazionale, un’iniziativa di Mariachiara Montera e Chiara Gavioli, entrambe creator specializzate nel settore del cibo e appassionate di ristoranti.

All’origine del manifesto

Tutto è nato da uno scambio di messaggi” ci spiega Chiara Gavioli “dopo un’uscita a cena di Mariachiara in un ristorante decantato come ottimo e invece rivelatosi molto deludente. Dopo averci riso su abbiamo riflettuto sul fatto che il problema sta nella percezione che noi Italiani abbiamo della ristorazione non italiana, spesso superficiale e svalutante. Nel nostro immaginario il cibo internazionale viene ancora visto come economico (nessuno si indigna se si paga 15 euro per un piatto di tortelli, se dei ravioli cinesi costano più di 6 euro sembra invece un affronto), e capita che avventori poco informati chiedano il menu cinese in un ristorante giapponese, o viceversa”.

Da qui l’idea di inviare un sondaggio a un certo numero di persone, per raccogliere domande, dubbi, idee circa la definizione e valutazione di un cibo internazionale che sia veramente autentico. Le idee ricevute sono state raccolte e poi elaborate per ottenere un manifesto condiviso “di spunti e idee su come valutare una cucina diversa dalla nostra quando usciamo a cena, e quali parametri utilizzare per individuare l’autenticità nelle proposte”.

Il manifesto in 8 punti per valutare un buon ristorante di cucina internazionale

  1. Ha le specialità di una sola nazione e non di paesi diversi
  2. Usa ingredienti freschi e non semi-preparati
  3. Mantiene le specificità di quella gastronomia, senza banalizzare o italianizzare i piatti
  4. Ha pochi piatti in menu, e coerenti
  5. Propone varianti regionali o familiari di alcune pietanze
  6. Non teme le spezie e i sapori diversi
  7. Ogni pietanza ha un suo sapore e carattere specifico
  8. Declina in varianti locali gli ingredienti originali della cucina che propone, per rispetto della sostenibilità e stagionalità, e non per pigrizia e appiattimento culturale

Un piatto di bao ph. Rachel Claire da Pexels

A queste semplici indicazioni, non delle vere e proprie regole, si aggiungono 4 ulteriori buone pratiche: la frequentazione è fatta da local; il personale è predisposto a raccontare e condividere informazioni su piatti e ingredienti; sostituisce alcuni ingredienti con altri più facilmente reperibili in Italia; ha una comunicazione coerente e chiara e spiega che tipo di cucina offre il ristorante. Dopo la redazione il manifesto è stato inviato alle persone che ne hanno definito le linee guida e pubblicato il 27 aprile, con l’intento di diffondere consapevolezza circa la comprensione e l’apprezzamento di cucine diverse da quella italiana, con l’invito a pubblicare altre riflessioni intorno al tema con l’hashtag #internazionaleautentico.

I risvolti dell’indagine

Le risposte che abbiamo ricevuto si allineano abbastanza tra di loro” ci spiega ancora Chiara “Emerge il fatto che prima di tutto si deve mangiare bene, ma soprattutto che si può dare valore a una cucina diversa dalla nostra anche da lontano cioè senza avere una conoscenza diretta: preparazioni espresse che non utilizzano preparati, menù specifici di una sola nazione o regione, presenza di sapori specifici, sono tutte caratteristiche che possiamo valutare con semplicità anche senza conoscenze particolari. Ed è poi magari da quell’esperienza al ristorante che ci viene voglia di approfondire a livello più tecnico quel tipo di cucina”.

Cucina Internazionale non Cucina Etnica

Un piatto da mangiare con le bacchette ph. Pixabay
Non a caso è stato scelto di parlare di cucina internazionale e non etnica. “Spesso si usa in Italia il termine etnico che ha in sé una certa dose di condiscendenza” dice Chiara. Già da qualche tempo diverse voci si sono pronunciate per sottolineare che la parola etnico rispetto a cucine “altre” dalla nostra può risultare imprecisa e fuorviante, nonché legata a un distorto gioco di potere tra cucine di alcuni paesi rispetto ad altri (direste mai che un ristorante cinese è etnico? Sì. Direste invece che un ristorante greco o una bakery sono etnici? No). “Per questo abbiamo deciso di parlare di “internazionale autentico”, un termine che ci sembra più coerente” conclude Chiara.

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