Lo street food dei mercati di Palermo. In questo video
Un giro tra i mercati di Ballarò e Vucciria alla scoperta del migliore street food della città. Tra polpo bollito, pane e panelle, cannoli e fritti di ogni genere
Palermo è la città delle mille contaminazioni culturali e dunque gastronomiche, grazie a un passato importante ancora oggi tangibile. Greci, romani, arabi e normanni, a Palermo la storia si tocca con mano e soprattutto si morde grazie alle tante ricette di strada, a ogni angolo della città. Quello che comunemente viene chiamato street food, a Palermo se ne può avere più che un assaggio solamente camminando nei suoi mercati più caratteristici: Ballarò e Vucciria, nel centro storico del capoluogo siciliano. Fritti, tanti fritti, polpo bollito, pane con la meusa, cannoli, pane e panelle: vi portiamo in giro per Palermo con questo video.
Mercato di Ballarò e la Vucciria: un po’ di storia
La Vucciria, nel quartiere della Loggia, è uno dei mercati più antichi della città infatti si pensa che qui si stabilirono i mercanti provenienti da varie città italiane fin dal XII secolo. Il suo nome deriva dalla parola bucherie ovvero macellerie, poiché il mercato inizialmente fu destinato alla vendita della carne. Vucciria era chiamata la “Bucceria grande” per distinguerla dagli altri mercati di minore importanza. Fu, infatti, la più importante “piazza di grascia” ovvero mercato di alimentari della vecchia Palermo.
Altro punto di riferimento per lo street food palermitano è il mercato di Ballarò. Il più antico e il più grande della città, risalente al periodo della dominazione araba. Tante sono le teorie circa le origini della parola Ballarò: una prima ipotesi è quella che derivi da Bahlara, il nome di un villaggio vicino Monreale, da dove provenivano le merci da vendere, oppure da Ag-Vallaraja (titolo dei sovrani della regione indiana del Sind), poiché vi si vendevano le spezie provenienti dal Deccan, o ancora da Segeballarath, che significa “fiera-mercato”. Perdersi tra le vie di questi due mercati vuol dire conoscere la cultura palermitana e i suoi prodotti da vicino: sfincione, arancini, pane e milza, polipo con olio e limone, e ovviamente i tanti banchetti che ancora oggi vendono prodotti ittici, carne, verdure. Dei veri e propri suk, nome arabo per indicare i mercati, dove girovagare tra viette e seguire le voci dei mercanti.