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Sabato, 27 Aprile 2024

Carolina Pozzi

Editor di CiboToday

In Italia sta crescendo a dismisura la coltivazione di mango. Ecco perché

Il cambiamento climatico mette a rischio le colture tradizionali e apre il campo a varietà esotiche. Così la rivoluzione tropicale del Made in Italy passa per il supermercato e la cucina

Il mango è un delizioso frutto esotico? Non più. E poi cosa significa, ormai, “esotico”? Pensiamoci bene: suona la sveglia e buttiamo giù una tazza di caffè, a pranzo ci rifugiamo in uno spaghetto al pomodoro e per merenda in un bicchiere di spremuta. Ecco stilato un diario alimentare apparentemente 100% Made in Italy. Le cose non stanno però proprio così, perché nessuno dei prodotti citati in Italia ci è nato, ma ci è piuttosto arrivato dopo traiettorie lunghe secoli, come coltivazione o mero consumo. E non è finita, perché se nel Sud Italia è boom di frutta tropicale — mango, avocado, lime, banane… — le ragioni sono legate a un clima che cambia alla velocità della luce. Velocemente, di conseguenza, devono cambiare anche le nostre abitudini in cucina, al supermercato e al ristorante.

Mango fresco e succo di mango

La coltivazione del mango in Italia: i numeri 

Un report di Coldiretti dà conto del cambiamento ingente di un panorama agroalimentare che si sta rimodulando per reagire al cambiamento climatico e ai suoi effetti. Nel 2004 il nostro Paese dedicava al mango non più di 10 ettari, con piccole produzioni di nicchia destinate perlopiù a palati esigenti. Siamo passati dai 500 nel 2019 per arrivare agli attuali 1.200, disposti tra Calabria e Sicilia (specie nella provincia di Messina, l’Etna e Acireale). Una pianta di origine indiana coltivata un tempo esclusivamente in Africa e Sud America, che si trova molto bene negli ambienti sempre più caldi del nostro meridione. A investire nei nuovi impianti soprattutto “i giovani agricoltori”, specifica l’organizzazione, “che hanno scelto questa varietà, spesso recuperando e rivitalizzando terreni abbandonati proprio a causa dei mutamenti climatici, in precedenza destinati alla produzione di arance e limoni”.

Frutta tropicale, sempre più coltivata anche in Italia

Frutta tropicale Made in Italy, come cambia il panorama agroalimentare

La coltura del mango è un tassello che si muove in una specie di gioco a incastri: le vigne si spostano sempre più a nord — non solo in latitudine, ma anche in altura, fino ai 1.200 metri in Val d’Aosta —, le pesche romagnole (come abbiamo raccontato) vivono annate terribili, la pianura padana accoglie sempre più grano e pomodoro da salsa, mentre l’olivo sfiora le Alpi, nella provincia di Sondrio. Nell’ultimo anno, complici caldo record, eventi estremi e malattie fungine, si sono registrati veri e propri crolli di alcune delle varietà più comuni: meno 60% per le ciliegie, 63% per le pere e 12% per pomodori e uva. In fondo allo stivale, per contro, funziona bene l’impianto di prodotti non autoctoni, come, oltre al mango, banane, avocado, lime e tipologie (per ora) meno note tra cui l’annona — in Calabria — la feijoa, un frutto simile alla guava, la messicana casimiroa, lo zapote nero e il litchi. Varietà che hanno retto bene nel 2022, il terzo anno più caldo mai registrato dall’inizio delle rilevazioni nell’Ottocento, con una temperatura superiore di 0,67 gradi alla media storica.

Avocado toast

Mango e frutta tropicale italiana al supermercato e al ristorante

Chi per abitudine guarda con sospetto le cassette di frutta “tropicale” — chissà da dove arrivano, e chi e come l’ha prodotta — potrebbe ricredersi, perché sui banchi sono sempre più spesso disponibili produzioni nazionali a chilometro ridotto. Da preferire quindi non soltanto per principio, ma anche per la maggiore freschezza dovuta a una distribuzione veloce.

Avocado, kiwi, coriandolo di Carlo Cracco e Luca Sacchi, ph. Brambilla-Serrani

E il mercato sembra pronto a rispondere. Secondo un sondaggio di Coldiretti-Ixè, il 71% dei cittadini sarebbe infatti disposto a pagare di più per la garanzia dell’origine italiana. Un nuovo modo di fare la spesa, quindi, e anche un nuovo modo di cucinare, lasciando entrare nei ricettari altri ingredienti e materie prime.

Capasanta e mango di Fabio Ciervo

Guacamole e avocado toast come nuove specialità del territorio? Oltre al gelato e alle creme al mango, già tra i gusti più richiesti ai migliori banconi di gelaterie e pasticcerie. Per non parlare dell’olio di avocado, prodotto in Sicilia da frutti isolani. Ma c’è di più. Ad esempio il piatto presentato da Carlo Cracco e Luca Sacchi all’edizione 2022 del congresso di Identità Golose, a base di avocado, kiwi e coriandolo; così apparentemente esotico ma in realtà del tutto italiano. Oppure l’antipasto che Fabio Ciervo ha preparato al La Terrazza dell’Hotel Eden di Roma (lo chef ora sta imboccando un percorso altrove), a base di capesante e mango. La rivoluzione tropicale, in cucina, è appena cominciata.

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