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Venerdì, 26 Aprile 2024
Territorio

Abbiamo chiesto a cuochi e ristoratori della Romagna come sta andando

Abbiamo raccolto il punto di vista di cuochi e ristoratori a proposito dei danni della calamità e delle prospettive per la ripartenza. Le interviste

A quasi due settimane dal devastante alluvione del 16 e 17 maggio 2023, in bassa Romagna la piena non è ancora del tutto defluita. Ci sono località sull’Appennino minacciate da frane e smottamenti, paesi isolati e intere province impegnate a rimuovere fango, detriti e rifiuti. Nella regione che vede in turismo, ristorazione, agricoltura e accoglienza alcune delle sue risorse fondamentali, alcuni chef e ristoratori romagnoli ci hanno raccontato la situazione dal loro osservatorio. Qual è stata la loro esperienza, quali le prospettive per il prossimo periodo e le iniziative più adeguate per sostenere la ripresa di locali e produttori?

Una strada del centro di Faenza dopo l'alluvione

Gianluca Gorini, DaGorini (San Piero in Bagno)

La nostra valle, per fortuna, è in buone condizioni, il ristorante non ha subito danni diretti e il paese è accessibile. Alcuni fornitori invece sono in enorme difficoltà, soprattutto gli allevatori. C’è un’azienda a Modigliana che è del tutto isolata, per portare il foraggio serve addirittura l’elicottero. Noi siamo rimasti sempre aperti e vogliamo continuare a lavorare per senso di riconoscenza verso il territorio, che ci ha sempre sostenuto. Ma non è facile: le prenotazioni sono crollate del 90%, un po’ perché il nostro bacino è soprattutto locale e ora anche chi si è salvato è impegnato ad aiutare, un po’ perché c’è incertezza sulla viabilità. Personalmente ho fatto una cena benefica pochi giorni fa e parteciperò a quella di martedì 30 maggio a Rimini, con altri cinque chef. Le quote verranno versate direttamente sull’iban della Protezione Civile. Quello che è davvero urgente però è che le istituzioni snelliscano la burocrazia. Ci sono fondi già stanziati, ma serve un commissario che permetta ai comuni di usarli subito, per mettere in sicurezza il territorio e ripristinare le infrastrutture. Ci sono parti della Romagna prive di collegamenti; lì nel giro di poco le aziende rischiano di scomparire”.

Gianluca Gorini

Luca Zaccheroni - Maré (Cesenatico e Milano) e QuintoQuarto (Cesenatico)

Sulla costa siamo stati fortunati, non abbiamo subito danni così ingenti. La botta è ancora fresca ed è complicato giostrarsi tra i preparativi per la stagione e l’angoscia per la situazione di comuni limitrofi, in cui la situazione è gravissima. Sono preoccupato per il comparto turistico e mi auguro che l’immagine della regione non venga penalizzata, soprattutto all’estero. Bisogna far capire che la situazione si risolverà, le persone non devono perdere la voglia di venirci a trovare. Per quanto riguarda i fornitori, so di aziende vinicole devastate e di problemi alla viabilità che complicheranno spostamenti e distribuzione. Ma ho una certezza: è giusto che chi può riapra appena possibile. Anche per chi sta lavorando tutto il giorno, che va nutrito e a fine giornata si merita magari un aperitivo o una cena. Abbiamo pensato a una cena benefica da Maré Milano martedì 30 maggio a sostegno dei colleghi colpiti e cercheremo di lavorare ancora di più con i fornitori in difficoltà, inserendo in menu e carta vini prodotti di aziende in difficoltà”.

Cena di beneficenza da Maré Milano

Federico Sisti - Frangente (Milano)

L’ho vissuta lontano da casa, dalla mia Riccione. Da buon romagnolo — difficilmente ci facciamo abbattere — mi concentro sui valori positivi, anche in momenti del genere. Ci sono colleghi e amici sommersi da offerte di aiuto che mi dicono ‘ce la faremo’. E io ci credo. Per ora ci sono tante braccia al lavoro, poi serviranno altre soluzioni, ma so che il nostro patrimonio non è solo la bellezza di un territorio che adesso è in condizioni critiche, ma lo spirito di chi ci abita. Contro quello l’alluvione non può niente. Di cosa ci sarà bisogno? Evitare polemiche, mantenere l’attenzione e dare luce ai piccoli centri, che sono stati i più bastonati. Lì ci sono eccellenze gastronomiche — penso a DaGorini a San Piero in Bagno o al Piastrino di Pennabilli — che potrebbero trainare la ripresa di piccoli paesi. Le nostre idee e il nostro saperci arrangiare saranno la nostra forza”.

Federico Sisti

Fausto Fratti - Organizzatore di eventi gastronomici (Poggio Torriana, Rimini)

Le colline del riminese sono state grossomodo risparmiate. Ma vivo la situazione con un’infinita tristezza. Questo è un territorio interconnesso, ci sentiamo tutti vicini e siamo tutti gravemente colpiti. Andare al ristorante dovrebbe essere un’occasione di festa, di convivialità. In quanti ne avranno voglia nel prossimo periodo? Per alcuni verranno meno anche le possibilità economiche, e dovremo farci i conti in tanti. Si rischia una crisi estesa: la nostra agricoltura è in ginocchio, lo è quella estensiva così come tanti piccoli produttori. Mi piacerebbe, e credo succederà, che nascesse un’iniziativa collettiva tra chef e ristoratori. Magari in vista di eventi a più mani, in giro per l’Italia, per raccogliere fondi e metterli a disposizione laddove serve.

Fausto Fratti

Ivan Milani (Cesena)

Le zone vicine al Savio sono andate completamente sott’acqua, mentre altre si sono salvate. Ricevo notizie preoccupanti da tanti amici produttori. Un casaro che lavora qui in collina si è visto franare la strada che collega laboratorio e stalla e non può lavorare. Continua a mungere, ma deve buttare il latte. È rimasto senza corrente per giorni ed è andato avanti con un piccolo generatore portato da un elicottero. Sento parlare di sospensione di tasse e tributi, ma non basterà. Chi ha grosse disponibilità da parte riuscirà a rimettersi in piedi, ma le piccole realtà artigianali, quelle che hanno poca voce, sono davvero a rischio. Penso al gelataio, al casaro, al panificatore che magari ha fatto i debiti per avviare un’attività e che si domanda come resistere a una botta del genere”.

Ivan Milani

Fabrizio Mantovani - FM Market (Faenza)

“A casa siamo stati completamente travolti. Martedì notte siamo scappati, in uno scenario da tempo di guerra. Anche il locale in Piazza della Libertà si è allagato, ma a parte un paio di freezer saltati e tanta spesa da buttare, non mi lamento. Abbiamo ripulito alla svelta e riaperto il sabato. Come mai così presto? Siamo un’attività di prossimità, un ristoro urbano che è rimasto vicino alla cittadinanza anche durante il lockdown e vogliamo continuare così. C’è ancora un po’ di fango, ma siamo aperti 7 giorni su 7, per dar da mangiare ai volontari e a quelli che a una cert’ora vogliono bersi un bicchiere. Non sono uno ‘da calamità’, voglio far star bene le persone, anche in frangenti così. L’urgenza? Rimettere in sesto il tessuto sociale, e poi via via quello economico. Mi piacerebbe si creassero dei momenti per unire le forze tra colleghi. Magari in più date, pensando a delle cene benefiche che però siano anche una festa per tenere alto il morale e darci tutti fiducia”.

Fabrizio Mantovani

Remo Camurani - Ca’ Murani (Faenza)

L’acqua ci ha graziato per qualche centimetro. Siamo in cima a una piccola salita e ci siamo salvati per questo. Nei primi giorni abbiamo fatto assistenza gastronomica per cittadinanza e volontari e raccolto le prime notizie da parte di amici produttori. C’è poco da dire, la situazione agricola è terribile. C’erano già stati dei rincari e penso ci saranno altri problemi. Temo che a Faenza tanti esercizi non avranno la forza di riaprire, ma so che — al di là del folklore — siamo un popolo che non si abbatte, si rimbocca le maniche e prima o poi torneremo alla normalità. A piccoli passi, perché il trauma avrà una coda lunga e la difficoltà economica sarà importante. Forse dovremo prenderci una pausa e concentrarci un po’ di più sulla cura del nostro ambiente e dei nostri fiumi. Non a caso le città le hanno costruite sui corsi d’acqua. Curarli, valorizzarsi e farli tornare ‘belli’ potrebbe essere una risorsa per tutti, anche turistica”.

Ca' Murani a Faenza

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