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Lunedì, 29 Aprile 2024
Turismo

I piatti tipici friulani da provare a Lignano se andate a vedere il presepe di sabbia

Il mare d’inverno, il Villaggio del gusto e un presepe che da 20 anni è fatto solo di sabbia e acqua. Tutto questo colora le spiagge di Lignano Sabbiadoro per il periodo natalizio

Come nella migliore tradizione natalizia l’8 dicembre è il giorno dedicato alla preparazione dell’albero e del presepe. Quindi non poteva che essere questa la data in cui è stato svelato il presepe di sabbia di Lignano Sabbiadoro. Giunto alla sua 20esima edizione, il presepe lignanese è una imponente opera d’arte collettiva, realizzata in oltre un mese da artisti internazionali utilizzando solo acqua di mare e sabbia, che quest’anno ha come tema “Seguendo i fiumi, verso il mare e la laguna”, per celebrare il territorio, i suoi 120 anni di storia compiuti nel 2023 e le sue tre acque, quelle dolci dei fiumi Stella e Tagliamento, la salata del Mar Adriatico e la salmastra della laguna.

Il Villaggio del Gusto di Lignano

Organizzato dall’Associazione culturale Dome Aghe e Savalon d’Aur che significa “Solo acqua e sabbia”, il presepe porta in città ogni anno quasi 100mila visitatori da tutta Europa che, dopo aver ammirato l’opera di sabbia sul Lungomare Trieste presso l’ufficio spiaggia 6, possono proseguire verso piazza Fontana attraversando il Villaggio del Gusto. Qui, nella Terrazza a Mare, si trovano le casette degli espositori, che propongono prodotti di artigianato fatto a mano, ma soprattutto delizie enogastronomiche locali dal frico alla trippa e fagioli, dai dolci tipici ai migliori vini locali ma anche “preparazioni ospiti” provenienti da tutta Italia e internazionali.

Musèt e brovade

Il mare nei piatti d’inverno e l’immancabile frico

La visita al presepe può essere anche l’occasione per assaggiare i piatti tipici della tradizione lignanese invernale. Dal frico al musèt e brovade, dalle sarde in saor alla zuppa di pesce possono essere lo spunto per i pranzi e le cene delle festività. Immancabile sulle tavole friulane è il frico, un piatto tipico a base di patate, cipolle e formaggio fuso. Le origini di questo piatto si perdono nella notte dei tempi, l’unica certezza è che era un piatto povero realizzato con gli avanzi del formaggio fatti sciogliere nel lardo e abbrustoliti fino a farli solidificare, che i boscaioli si portavano per sfamarsi quando stavano lontano da casa. Oggi il frico, a cui nel tempo si sono unite le patate e le cipolle, si è ingentilito e si fa con formaggio Montasio, cipolle stufate e patate lessate. La tradizione lo vuole accompagnato con la polenta, morbida o alla griglia mentre i più coraggiosi lo abbinano con fettine di pancetta croccante o di speck. Il frico trova il giusto abbinamento in un rosso friulano come il Refosco dal Peduncolo Rosso, vitigno proprio del Friuli-Venezia Giulia.

Sarde in saor

Muset e brovade: cotechino e lenticchie

Questo vino è perfetto anche per un altro piatto tipico del periodo freddo il musèt e brovade. Si tratta di un cotechino friulano servito insieme alle brovade Dop, rape bianche dal colletto viola che, dopo esser state raccolte, vengono private delle foglie esterne, poste nei tini e ricoperte da una miscela di vinacce di uva nera, sale, acqua mista a vino o aceto. Rimangono a fermentare dai 40 ai 60 giorni e durante questo periodo assumono un tipico colore rosato. Il muset è un insaccato simile al cotechino che viene prodotto con i tagli meno pregiati del maiale come il muso, da cui prende il nome, il lardo della cotica, i muscoli più teneri e il lardo sodo, il tutto frullato e mescolato con diverse spezie e sale.

Da copiare per la cena di magro sono le tante proposte a base di pesce. Come antipasto per esempio ci sono le sarde in saor, sarde fritte in olio abbondante, ricoperte dalle cipolle che vengono prima stufate, poi passate nell’olio e sfumate con l’aceto. Le versioni più delicate sfumano le cipolle con il vino bianco e aggiungono uva passa e pinoli. Le sarde così preparate vanno lasciate riposare per un paio di giorni così che assorbano il condimento. Ci sono poi i sievoli soto sal, i cefali conservati sotto sale per almeno tre mesi. Una volta ripuliti dal sale lasciandoli una notte in un catino con acqua dolce possono essere mangiati in purezza con un condimento di olio e aceto oppure preparati in saor, o ancora passati nella farina bianca e fritti o lessati assieme a cipolla, sedano, carota e alloro e poi conditi con olio e aceto.

Il brodetto e le seppie in nero

Come primo piatto è perfetto il brodetto di Marano, l’antico borgo marinaro, che i più preparano con diversi tipi di pescato di laguna (anguilla, passerine, volpine, seppie, canocchie e così via) mentre i puristi impiegano solo il gò (Gobius Venetisrum), un pesce comunissimo in tutta la laguna e molto saporito. La particolarità di questo piatto è che il pesce viene privato delle spine e passato al setaccio e finito con crostini di pane raffermo, abbrustolito e fritto.Per secondo l’alternativa può prevedere le seppie in nero o il bisato in spèo. Le prime vengono stufate prima nel vino poi nel brodo di pesce e colorate con il loro inchiostro mentre l’anguilla (bisato) tagliata a pezzi, viene cotta infilzandola in uno spiedo (spèo) di ramo di alloro alternando ogni pezzo con una foglia di alloro. Gli spiedi così preparati si lasciano rosolare sulla brace per almeno 4 o 5 ore finché l’anguilla perde tutto il suo grasso diventando croccante fuori e morbida dentro. Ad accompagnare le portate di pesce un calice di vino bianco locale come la Ribolla Gialla, il Friulano o il Pinot Grigio.

Infine, arriva la gubana (ne abbiamo parlato qui), un dolce tipico delle feste a forma a chiocciola, cotto al forno, composto da una pasta dolce lievitata e ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone. La gubana trova il giusto abbinamento nel Picolìt, un vino dolce prodotto dall’omonimo antichissimo vitigno autoctono.

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