“Il nostro non sarà un vero ristorante”: i ragazzi di Casa Mosca tengono a mettere subito le cose in chiaro. Un po’ cuochi e un po’ artisti, video maker e designer, hanno fondato il loro collettivo partendo dal cibo. Ma a star fermi in cucina non ci pensano nemmeno. Dalla prima residenza d’arte e gastronomia in un borgo della Romagna oggi girano Milano facendo cene che combattono lo spreco alimentare, mentre a breve il progetto che mescola molte carte troverà la sua casa. Appuntamento al Tempio del Futuro Perduto di Milano a metà aprile; ma intanto abbiamo chiesto loro cosa accadrà.
I giovani fondatori del collettivo Casa Mosca
Un totale di 92 anni, che diviso quattro fa 23. Condividono età e luogo d’origine, ovvero Milano, ma le loro strade sono incrociate in Romagna. Come mai? “Ho lavorato a Rimini alla Trattoria Da Lucio di Jacopo Ticchi, che mi ha molto influenzato per il rispetto dell’ingrediente e la capacità di lavorarlo del tutto”, spiega a CiboToday Giacomo Beretta. Per lui una formazione da chef ed esperienze a Copenaghen, come al Relæ di Christian Puglisi. In Danimarca incontra Niccolò Ristolfi, partito come pasticciere e al lavoro al ramen bar contemporaneo Slurp.
Si dedica poi alla mixology e torna a Milano al cocktail bar Officina, per un periodo. “Io invece mi sono appassionata di cucina con loro, ma parto dal lato grafico e artistico”, aggiunge Anita Almasio, il cui percorso si avvicina a quello di Julian Moccia; che invece ha studiato cinema e fotografia, poi grafica e comunicazione. “Abbiamo fatto un percorso diverso, ma ci siamo trovati e riuniti perché per noi il cibo tiene insieme tutto: dall’agricoltura all’espressione artistica, tra performance e arti visive”.
L’esperienza di Casa Mosca allo spazio Santabago in Romagna
E il nome Casa Mosca? Lo scelgono a Santarcangelo di Romagna, borgo sulle prime colline riminesi che riserva più di una sorpresa. C’è il bel centro storico, e c’è anche Santabago, un’associazione culturale enogastronomica che organizza laboratori, degustazioni e residenze per artisti. I quattro ci trascorrono un mese nel 2023, perlustrando il territorio con contadini e piccoli produttori, poi danno vita a veri servizi nel fine settimana. “Che non erano semplici cene”, precisano, “ma eventi in forma flessibile: dalla mostra di foto analogiche scattate da Niccolò ai dipinti che Anita faceva live mentre cucinavamo”.
Ciascuna settimana hanno preparato un menu, prima interamente vegetale e infine onnivoro, ragionando sulla sostenibilità dell’approvvigionamento, il legame con la terra e la necessità di impedire sprechi. Ci sono state anche performance in cui hanno cucinato in gruppo, “quasi improvvisando e lavorando chi bendato e chi senza poter parlare”, per cercare di stabilire un legame ancora più profondo con quel che stavano trattando.
Le cene sociali di Casa Mosca sul recupero del cibo
“Ci siamo chiamati Casa Mosca perché è un nome che trasmette un’idea di mobilità”, raccontano i fondatori, “racconta un punto di vista piccolo e mutevole. Le mosche possono spostarsi ovunque, e ovunque trovare la propria casa”. Così, i quattro sono tornati a Milano, dove hanno organizzato una serie di eventi. Ci sono le cene “Hai mai mangiato un pensiero?”, che propongono occasioni partecipative in cui non solo si mangia, ma anche si discute del valore sociale, economico ed ecologico del cibo. Sono composte con gli alimenti approvvigionati dall’associazione Recup, che si occupa di recupero di materie prime scartate ma ancora buonissime.
Alcuni piatti dalle cene di Casa Mosca
Poi "Junk Food”, un format ricorsivo ideato dalla medesima associazione, che vede la partecipazione anche dei volontari, che cucinano e coordinano l’evento insieme a Casa Mosca. “Qui cuciniamo solo piatti vegetali, anche se non ci definiamo cuochi vegani. Il nostro lavoro va un po’ oltre”. 'Recupero' come leit motiv anche di varie altre occasioni, come il brunch di oggi, domenica 24 marzo, con i colleghi di Spore a Milano.
Il nuovo progetto di Casa Mosca al Tempio del Futuro Perduto di Milano
Il calendario di Junk Food è stato adottato dal Tempio del Futuro Perduto, sede di associazioni e collettivi all’interno della Fabbrica del Vapore, che dopo un periodo di occupazione ne ha ottenuto la gestione, nel 2023. Se sul profilo Instagram di Casa Mosca si intravedono i ragazzi indaffarati tra secchi di vernice è perché quella sta per diventare la loro sede. Un po’ più ‘fissa’ di prima, “anche se la intendiamo più come una residenza a lungo termine. Perché, come dicevamo, non abbiamo in mente tanto un ristorante strutturato quanto uno spazio per valorizzare quello che c’è dietro a un piatto”.
Non solo quindi cucinando, ma anche organizzare mostre, laboratori, dibattiti “e parlando degli ingredienti, per capire da dove arrivano e mettere in valore chi li produce”. Il laboratorio gastronomico di Casa Mosca aprirà dalla metà di aprile, in concomitanza con la settimana del design di Milano. In Casa Mosca staranno pensando al menu? Per ora, in realtà, hanno lanciato una call per coinvolgere altri artisti.
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