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Domenica, 28 Aprile 2024
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I cocktail analcolici sono una moda passeggera o sono qui per restare?

Il trend del no alcol (o del basso contenuto di alcol) è una moda passeggera o un cambiamento nei costumi che ci porterà molto lontano? Abbiamo cercato le risposte da una serie di addetti ai lavori

Low Alcohol, No Alcohol, No & Low ABV, analcolici. Chiamateli come volete: le bibite analcoliche oggi non rappresentano più soltanto una nicchia ristretta di mercato. Lo dicono numeri ben precisi: prodotti analcolici e low alcohol (ovvero a basso contenuto alcolico) nel 2022 hanno realizzato un fatturato di oltre 11 miliardi di dollari nei 10 mercati di riferimento. Nel 2018 erano 8 miliardi. Non solo: a detta delle ultime previsioni del database britannico IWSR, gli introiti aumenteranno ancora di un terzo entro il 2026.

Dalle birre ai vini, passando per il sidro, fino agli spirits analcolici: i mercati più fiorenti per questo tipo di prodotti sono rappresentati da Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Sud Africa, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, Ma anche in un paese con una forte cultura e tradizione alcolica come l'Italia questo movimento sta crescendo di anno in anno. Lo dicono i diffusi produttori di kombucha, oppure i tentativi di ricreare la complessità delle bevute alcoliche con drink botanici e artigianali.

Due mocktail

Il segreto, se di segreto vogliamo parlare, sta anche nell'attenzione crescente e diffusa verso uno stile di vita più salutare. È innegabile infatti che l’alcol apre diversi interrogativi, come abbiamo osservato nella nostra intervista al cardiologo e sommelier Vincenzo Guarnaccia. Ma a fare la differenza sono stati anche i netti passi avanti che le aziende protagoniste nel settore No & Low ABV hanno realizzato tecnicamente negli ultimi dieci anni. Un vero e proprio boom è arrivato durante il lockdown, che ha visto crescere il consumo di questo tipo di bevande anche fra i non astemi o impossibilitati a bere alcol. Bevande naturalmente analcoliche, vini dealcolati, birre senza alcol compongono un’offerta sempre più eterogenea, anticipata dai mocktail, i cocktail senza alcol, che stanno continuando a crescere, tanto che oggi si possono trovare in carta nei migliori cocktail bar di città centrali come Roma e Milano.

Mocktail, una moda estiva o già una certezza?

Una volta li chiamavano semplicemente virgin drink, termine che ne sottolineava il carattere puro e innocente, ma oggi i più invitanti mocktail fanno regolarmente parte delle cocktail list di ogni cocktail bar che si rispetti. La finzione insita nella parola stessa - il verbo “mock” che in inglese significa proprio “ingannare” ma anche “imitare” - dimostra come i cocktail analcolici oggi riescano a tenere testa anche ai classici alcolici. Non sorprende il fatto che prodotti come gin e bitter vengano realizzati anche in versione analcolica, offrendo quindi la possibilità di concedersi i grandi classici della miscelazione senza ingerire alcol (o meno dello 0,5% che in Italia viene considerato alcolico). Bisogna scordarsi succhi di frutta o semplici bevande gassate: i mocktail oggi sono dei veri e propri drink. Classici o Signature. Ne abbiamo parlato con alcuni protagonisti di settore.

Sì agli analcolici, ma fatti bene

 Quello degli spirits analcolici è un trend veramente interessante, che risponde a un’esigenza di consumo diversa rispetto a quella a cui eravamo abituati” ci racconta Enrico Chioccioli Altadonna, Master Distiller di Winestillery. “Come si fa però a parlare di gin (o di altri distillati analcolici) senza alcol? È il disciplinare europeo a indicarlo espressamente e tassativamente, associando il termine gin a un volume alcolico minimo del 37,5%. Capirete bene, quindi, che le parole gin e analcolico non vanno troppo d’accordo. La nostra risposta è stata Hyper Low Gin, un prodotto che può essere utilizzato per un vero Gin&Tonic analcolico anche dal punto di vista legale”.

Hyper Low Gin di Winestillery

Sì, ma come? “Ci sono svariati modi per eliminare l’alcol dell’equazione degli spirits, ma la maggior parte delle aziende raggiunge questo traguardo ricorrendo alla chimica, talvolta anche invasiva. Noi abbiamo prestato attenzione alla naturalità dei processi e deciso di lavorare proprio sull’alcol, realizzando un gin dalla concentrazione altissima a livello organolettico e aromatico, che in diluizione nel nostro drink rispetta però il principio del <0,5%. Detto in altri termini: manteniamo il gin vero gin, sfruttando le proprietà da conservante naturale ed estrattore di aromi insite nell’alcol stesso, ma allo stesso modo garantiamo un Gin Tonic low alcohol a tutti gli effetti” conclude il frontman della distilleria di Gaiole in Chianti.

Può un mocktail essere il best seller di un locale?

"Ho assistito alla nascita del fenomeno da molto vicino durante il mio trascorso londinese" ci ha risposto Alfonso Califano, proprietario insieme al socio Natale Palmieri del cocktail bar Cinquanta Spirito Italiano a Pagani (Salerno). "All'inizio pensavo, come molti colleghi, che fosse semplicemente un trend, una nuova idea di qualche ufficio marketing che dovesse veicolare le vendite. Quando poi sono entrati in gioco i colossi della birra, ho capito che alla base dovevano esserci motivazioni ben più grosse. Una di queste è sicuramente la possibilità di sponsorizzare eventi sportivi e televisivi con le etichette no alcol".

Il cocktail Yalda da Cinquanta Spirito Italiano

"Cinquanta Spirito Italiano ha aperto nel 2021, e finora ha lanciato tre signature menu. Ebbene durante tutto questo tempo il cocktail più venduto è stato un non-alcolico, lo 'Yalda”. A idearlo è il bartender Gerardo Ruggiero. Si ispira a una festa iraniana molto antica, che nasce per celebrare la notte più lunga dell’anno, e la sua ricetta prevede Seedlip Groove 42, Shrub ai Frutti Rossi e Acqua Perrier. “Le proposte non alcoliche piacciono perché danno la possibilità di vivere l'esperienza conviviale del bar, ma senza la necessità di inebriarsi” aggiunge Califano “Essendo il Cinquanta un all day bar e un luogo di ritrovo abituale, notiamo che soprattutto a inizio settimana e in alcune specifiche fasce orarie il consumo di cocktail senza alcol è prediletto, a maggior ragione se la proposta è studiata, bilanciata e curata anche nella presentazione".

Anche i colossi guardano al mercato degli analcolici

Non solo piccole realtà e aziende artigianali, il mondo degli spirits Low&No ABV ha conquistato ovviamente anche i grandi marchi. Come il celebre London Dry Gin Tanqueray, che ha recentemente proposto sul mercato internazionale (anche in Italia) il suo Tanqueray 0.0%. "Frutto di una lunga ricerca e sperimentazione” spiega Branka Slaveska, amministratore delegato e direttore commerciale di Diageo Italia, distributore di Tanqueray “viene realizzato distillando bacche di ginepro, coriandolo, angelica e liquirizia, ovvero parte dalle stesse botaniche del classico Tanqueray London Dry. Parliamo di un'innovazione importante che non rinuncia al gusto, seppur in assenza di alcol". Tanqueray 0.0% Alcohol Free ha un profilo agrumato dominato dal ginepro, che cela una delicata complessità botanica: le sue quattro botaniche vengono infatti immerse nell'acqua, scaldate e distillate singolarmente, così da conferire al prodotto finale un sapore complesso.

Molto più che un’alternativa a base di frutta fresca

Da noi lavoriamo molto sui prodotti low alcohol per realizzare dei cocktail analcolici” ci spiega Leonardo Scorza, bartender delle Serre Torrigiani a Firenze “Sottolineo la parola cocktail, anziché mocktail, perché grazie ai prodotti che abbiamo oggi in commercio siamo molto più liberi di sperimentare i drink classici senza compromettere di troppo la loro integrità e - soprattutto - gusto finale. Appena 5-10 anni fa tutto ciò non sarebbe stato possibile, ma oggi i drink senza alcol vanno ben oltre i succhi e le puree di frutta”.

Un cocktail alle Serre Torrigiani

Per questo motivo nel menu delle Serre Torrigiani si è deciso che i cocktail analcolici avessero pari importanza rispetto a quelli alcolici, e le persone sembrano apprezzarlo viste le tante richieste non solo d’estate. “L’obiettivo, del resto, è quello di garantire la stessa esperienza di bevuta e serata con gli amici anche a chi non può e non vuole alcol” prosegue Scorza “Qualche esempio? Gin Sour, altri tipi di sour, long drink sodati: oggi con gli analcolici ci possiamo davvero sbizzarrire dietro al bancone! E non vi nego che ci piacerebbe molto, un domani, realizzare un unico menu che offra la possibilità di degustare lo stesso drink con o senza alcol. Un po’ come la pizza e i piatti senza glutine”.

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