Dove andare per mangiare e bere bene a Verona? Per chi si trova nella città scaligera magari in occasione di Vinitaly, l'occasione è buona per approfittare di ottime tavole. Proprio quelle che abbiamo raccolto in questa guida a ristoranti di alto livello, osterie, pizzerie e tavole più sperimentali, completa di mappa qui di seguito. Troverete 20 consigli affidabili da seguire per pranzi e cene a base di piatti della tradizione, aperitivi sostanziosi e pranzi creativi.
Al Capitan della Cittadella
Un ristorante moderno e curato con possibilità di tavoli esterni per la bella stagione, proprio nel centro di Verona. Dal 2005 il focus è tutto sul pesce di Tirreno e Adriatico, in un’atmosfera con accenti marinareschi e molti spunti personali. Lo chef Andrea Manzoli propone un percorso in cinque portate a 95€ che comprende crudo di mare, spaghetti allo scoglio (in versione rivisitata), trancio di pescato in consommé, piccola frittura e infine dessert alla ricotta, cedro e amarene candite. Si può comunque preferire la carta, tra ceviche di sugarello (22€) e spada con salsa rossa piemontese (28€). Robusta cantina per gli abbinamenti.
Bue Nero
L'abbiamo raccontato qui: Bue Nero nasce come classica steak house nel 2019, per iniziativa di Ilenia e Riccardo Dalfini. I due fratelli hanno deciso così di dare continuità all’attività familiare, iniziata come macelleria col nonno Giuseppe e diventata un’impresa di trasformazione e commercializzazione di carni col padre Maurizio. Dai primi del 2023 in cucina c’è Chiara Pannozzo, chef classe ’94 di Terracina con esperienze a fianco di Carlo Cracco ed Eugenio Roncoroni. La sua specialità è il quinto quarto, con i tagli meno nobili sapientemente valorizzati attingendo alla tradizione italiana, che poi è modulata con twist internazionali. Ci sono naturalmente anche grandi filetti, fiorentine e tomahawk, affiancate in menu a nugget di animella e salsa hoisin (18€), cuore marinato con tostata di ceci (18€), e poi tortelli all’aglio orsino con crema di latte e pepe Sarawak. Per finire, financier al tè matcha con spuma al Campari e semi di basilico.
Caffè Dante Bistrot
Un caffè affacciato su una delle piazze più suggestive della città, dove si trova addirittura dal 1865. D’estate dai tavolini si gode di uno scenario notevole, mentre per il resto dell’anno c’è l’elegante sala interna. Oltre che bar, il locale è anche ristorante, con una predilezione per la carne e il paniere locale. Ma si trovano anche selezioni di salumi affinati al vino della Valpolicella con giardiniera fatta in casa (21€), risotto all’Amarone mantecato al Monte Veronese stravecchio (20€) e fegato alla veneziana (25€). Dolci classici, ma non scontati.
Casa Perbellini 12 Apostoli
Lo chef veronese Giancarlo Perbellini ha da poco trasferito il suo ristorante due stelle Michelin nella sede che è stata di un grande ristorante cittadino: il 12 Apostoli. La stessa cucina di Vicolo Corticella San Marco, dove ha mosso i primi passi, lo ha accolto al ritorno, che ha coinciso con il rinnovamento del locale da parte della designer Patricia Urquiola. La sua cucina di ricerca si può provare nella degustazione “Io e Silvia”, dedicata alla moglie con 9 portate a 195€ (wafer con tartare di branzino, fusilli con hummus di ceci e vongole e sella di capriolo, tra gli altri), oppure “Io e Giorgio”, pensato per lo storico patron dei 12 Apostoli, con stesso numero di portate e prezzo. C’è però anche “L’Essenza”, un’assortimento di pietanze senza glutine, latticini, pesce e carne, con otto portate a 185€. Chi vuole regalarsi un’esperienza di alto livello può prenotare una cena riservata con una dozzina di assaggi serviti allo chef’s table.
Darì
A due passi dall’Arena di Verona, il ristorante ed enoteca Darì si trova in un palazzo storico, dagli interni opulenti e un po’ barocchi. L’ispirazione arriva dalla tradizione regionale, abbinata però a rivisitazioni di stampo mediterraneo. Ci sono le melanzane arrosto con saor di cipolla (15€) e la battuta di manzo con finto pil pil di midollo (22€); la pasta maritata in crema di fagioli freschi (19€) e la “finta” milanese di baccalà (28€). Invitante la guancia di Sorana della Lessinia brasata con pappa al riso e radicchio tardivo di Treviso (28€) e, tra i dessert, lo zabaione caldo con biscottini veneziani (11€). La scelta dei vini è molto ampia e spazia tra Italia e estero.
Du de Cope
Nella galassia di chef Perbellini c’è anche questa pizzeria in centro storico, dove si respira un’area orgogliosamente partenopea. Contribuiscono il forno a legna costruito da artigiani napoletani, le maioliche di Vietri e l’accoglienza calorosa. La pizza, qui, è impastata con farine classiche o mix di cereali, attraversa una lievitazione di 72 ore e si condisce con materie prime che variano ogni stagione. Dalla tonda con guanciale di Sauris al mascarpone e Grana Padano Riserva (12,50€) alla Saltimbocca con crudo di Parma, crema di salvia e maionese al vino bianco (14€). Poi ci sono le schiacciate con crema di patate arrosto, lardo e rosmarino, oppure puntarelle alla romana e stracciatella (10,50 - 13€). La carta dei dessert è concisa ma variegata — tra il millefoglie di Perbellini e la sbrisolona con grappa e spuma allo yogurt (8,50 - 6,50€) — e da bere si possono scegliere molte birre artigianali in abbinamento.
Filia Ristorante
Lo chef Michael Silhavi, veronese di origini francesi, ha scelto il quartiere residenziale di Borgo Trento per aprire il suo Filia. Un locale contemporaneo, disinvolto e pop, con soli cinque tavoli in cui i commensali sono seguiti con attenzione. Il suo motto è “mettiamo in gioco la tradizione”, e ci riesce rielaborando continuamente il menu, che cambia ogni mese. Per pranzo si possono scegliere due portate con piccola pasticceria per 35€, mentre di sera i menu degustazione sono due. Dal percorso “Tuffi” con tempura di radicchio, barbabietola e lampone; crudo di salmerino; ravioli di gò e torta della nonna a quello “Capriole”, con animella, verza e kimchi; ravioli di ossobuco e piccione con mandorle e zucca marinata. Entrambi a 85€, escluse bevande.
Guglielmo & Enrico Vuolo
La famiglia Vuolo si occupa di tonda dal 1908, e oggi è arrivata alla quinta generazione di pizzaioli. Dopo il locale di Posillipo, hanno aperto il loro avamposto veronese nel 2018, con l’obiettivo di portare in Veneto la grande tradizione napoletana. Un locale moderno in cui l’impasto parte dal “criscito”, la pasta di riporto ottenuta da farine selezionate, poco sale e lievito di birra fresco. Nel menu ci sono tutti i fritti classici — crocché farciti (4,50€), cuoppo di alici (10€) e montanare (9€) — poi proposte condite con molti ingredienti da presidi Slow Food. La margherita e la marinara hanno due sezioni dedicate, con ben nove e sei declinazioni (8,50 - 14€), poi ci sono le “pizze del Maestro”: “Una passeggiata a Procida” prevede fiordilatte, acciughe e zest di limone (13,50€), mentre la “O’ mare grande” ricciola affumicata, alghe disidratate e polvere di arancia (14€).
Il Desco
La famiglia Rizzo conduce da oltre 40 anni Il Desco, un locale all’interno di un palazzo rinascimentale nel centro di Verona. Una stella Michelin, da sempre accoglie gli ospiti con un goloso mantecato di burro e mascarpone che affianca il cestino del pane. La tradizione italiana resta centrale, ma è la tecnica contemporanea a fare la differenza. Insalata tiepida di mare secondo mercato, salmone fondente con crema di capperi e polvere di caffè, pennette in salsa genovese e sgombro alla griglia, petto di faraona in salsa royale: sono solo alcune delle portate da scegliere per comporre un menu degustazione di tre o cinque portate (115 - 135€). Per assaggiare però tutti i piatti storici c’è il “Capitolo 41”, un percorso da otto portate a 145€, che si apre con ovetto in cocotte e si chiude col dessert Malaga.
La Loggia Bistrò
Un bistrot all’interno di una suggestiva, piccola corte fuori dai flussi turistici, che ha anche una sala raffinata, con pochi coperti e grande attenzione al dettaglio. La Loggia propone un menu degustazione di carne con cinque portate a 68€ — battuta di manzo, uovo fritto con spuma di Parmigiano, tortello ripieno di cotechino e controfiletto di cervo — mentre quello a base di pesce costa 10€ in più. Si può sempre scegliere anche alla carta, con primi che guardano ad altre regioni (come la fregola sarda con ragù di mare e bottarga di tonno, 20€) e dessert moderni e ben confezionati. Ad esempio il mini gelato su stecco con crumble e frutti rossi (8€).
Locanda 4 Cuochi
Dal 2012 quattro amici — i “4 cuochi” del nome — hanno aperto una locanda pensando al clima conviviale e rilassato dei posti di una volta. Gli chef hanno accumulato esperienze in cucina con Giancarlo Perbellini e disegnano il menu partendo dalla materia prima. La carta cambia infatti del tutto sei volte l’anno, per seguire mercato e stagionalità, e si può provare in una degustazione da comporre a scelta con cinque portate a 55€. Si lavora soprattutto su carne, terra e orto, con antipasti che vanno dalle lumache stufate con crema di zucca (15€) alla crema di finocchio brasato (13,50€); primi che comprendono caserecci al Monte Veronese (16,50€) e risotto agli spinaci (16€); poi coda di bue in umido (19,00€) nonché quaglia arrostita, tra i secondi (19,50€).
L'Oste Scuro
Un ristorante saldamente di mare nato nel 1998 sulla scorta delle brasserie parigine. Importante l’accompagnamento col vino, con una carta generosa specie sui bianchi e gli Champagne, e notevole disponibilità di ostriche, caviale, aragoste e altri prodotti di eccellenza. Non a caso, lo chef e patron Simone Lugoboni si è formato in Francia, acquisendo tecnica e ispirazione e poi riportandola a Verona, dove la sua cucina non si lascia imbrigliare dalle tradizioni. Per cominciare si può scegliere il baccalà mantecato con crema di cavolfiore, friggitelli e salsa di alici e capperi (24€), per proseguire con risotto alle seppie nere e limone candito (23€) e pezzogna croccante con hummus e sedano agrodolce (33€). Gelati, sorbetti, babà e semifreddi e un’opzione degustazione con otto portate a 145€.
Madres
Un ristorante e laboratorio gastronomico aperto dallo chef di origini marocchine Hakim Bensalah nel quartiere Veronetta. Importante, per lui, è stata l’esperienza nelle cucine del Noma di Copenaghen, faro della New Nordic Cuisine che l’ha introdotto alle potenzialità delle fermentazioni come tecnica da usare sulla materia locale. Il suo Madres è costruito intorno a un grande tavolo sociale a ferro di cavallo, al centro del quale i commensali lo guardano preparare i piatti del menu “omakase”. Un totale di sette portate a 85€, prettamente a base di pesce e suggestioni orientali, con, ad esempio, toast di riccio di mare e wasabi, pesce spada marinato al curry, ramen di polpo alla brace e anguilla caramellata al kamado. In cucina — o meglio, nel laboratorio — si produce anche un garum della casa (acquistabile anche online), l’antica salsa fermentata che qui si fa con carne di manzo.
Osteria Mondo d'Oro
“Un viaggio nel tempo e nella memoria del gusto” è quello al quale invita lo chef Giancarlo Perbellini nella sua insegna dedicata alla tradizione italiana. Un ambiente rilassato e conviviale, completo di uno spazio esterno, in cui approfittare di un menu sintetico fatto da cicchetti da “un sol boccone” — polpetta morbida di manzo e schiacciata e mortadella (3€) — e una breve lista di 12 piatti preparati con ingredienti locali. Ci sono ad esempio l’insalata capricciosa e il pan brioche con paté di fegatini e mostarda, la lasagna con crema di patate e funghi e la guancia di manzo all’Amarone con puré e porro fritto. Non manca qualche proposta vegetariana, come il cavolfiore arrostito con la sua salsa mornay, e infine la parte dei dessert, che spazia dal celebre millefoglie con composta di frutti rossi allo zuccotto con zabaione e la cheesecake ai fichi. Prezzi abbordabili: per un piatto si spendono 20€, per due 29€ e tre 38€.
Ponte Pietra
Proprio a ridosso dell’antico Ponte Pietra romano, il ristorante che ne mutua il nome si trova in una costruzione di origini antichissime affacciata direttamente sull’Adige. Soffitti voltati e interni arredati con mobili antichi, che però non contraddicono uno spirito informale “da osteria”. La lista dei vini è enciclopedica e il menu comprende portate sia di carne che di pesce. Capesante arrostite (20€) e battuta di manzo (19€) tra gli antipasti, a seguire zuppa di cipolle e timo (18€), risotto al Tastasal (20€), cotoletta di tonno rosso (30€) e guancia di vitello con chips di topinambur (28€).
Trattoria I Masenini
Una trattoria italiana contemporanea che si trova proprio a metà strada tra l’Arena e Castelvecchio e che vuole rileggere in chiave aggiornata i piatti della tradizione nazionale. I Masenini ha tavoli sotto gli ombrelloni in primavera e una sala ampia con tocchi vintage, da dove si scorge una bella cucina a vista. Lo chef qui predilige la cottura allo spiedo e non perde occasione di dare ai classici qualche tocco personale. Come la costoletta di vitello, che pana con il panko (30€), oppure il risotto, che prepara con zucca, Amarone della famiglia Piacentini e foie gras (22€). Segnaliamo la bella scelta di contorni, con un inedito puré di patate cotte allo spiedo (6€), l’indivia brasata al profumo di timo (6€) e la giardiniera fatta in casa (10€, disponibile anche in vasetto da 850 grammi da portare a casa).
Vecio Macello
Il Vecio Macello si trova nei locali un tempo usati per le lavorazioni delle carni e sorge poco lontano dal punto dell’Adige dove sbarcava il pescato consegnato da Adriatico e laguna di Venezia. È questo a ispirare la cucina del locale, dove sono ancora visibili le tracce del passato della struttura e ci si concentra principalmente sul pesce. C’è un menu degustazione da sei portate a 80€, che prevede polpo scottato su variazione di rape e patate, ravioli di ombrina e trancio di pescato con salsa alle vongole e cavolo nero. Ma sul menu si trova anche una larga selezione di crudi (20€), la zuppa di pesce (28€) e il fritto misto in tempura (25€). Come finale, tiramisù, Paris-Brest e lemon tart (9 - 10€).
Vescovo Moro
Un ristorante ed enoteca guidato dal sommelier Stefano Valetti, lo chef Michele Motta e l’executive Moreno Bortolotti. Vescovo Moro si trova a breve distanza dalla basilica di San Zeno, in quella che era un ex’officina, oggi completamente rinnovata, ampia e luminosa. A disposizione degli ospiti c’è un piacevole dehors e un menu equamente suddiviso tra carne e pesce, con sapori nostrani e piatti presentati con cura. Si va dal luccio in salsa con sfoglia croccante di polenta (18€) ai mezzi paccheri al ragù di coniglio con cacio di pecora della Lessinia e nocciole (17€); dai bigoli con bianchetto di vitello e fiori di zucchine (17€) al baccalà al saor “alleggerito” (27€). La cantina raccoglie il meglio del territorio e guarda anche più in là.
Antica Amelia Bistrot
Tra arredi di antiquariato e pezzi di design dal gusto bohémien, il bistrot Antica Amelia è la casa della chef 36enne Micol Zorzella. Autodidatta guidata dalla passione viscerale per la cucina, ha aperto il suo ristorante nel 2016, spostandolo quattro anni più tardi in Vicolo Due Stelle, a due passi da Piazza delle Erbe. Quaranta coperti e un piccolo giardino dal fascino esotico dove si può sorseggiate l’aperitivo firma della casa: l’Amelia on The Rocks, a base di mirto, timo e lime. Per il menu, l’ispirazione è dal territorio circostante ma con parecchi spunti internazionali. Dalle polpettine di bollito con salsa verde (ricetta della nonna) al manzo all’olio; dalla pepe&cacio con caciotta della Lessinia al curry verde di lenticchie e il torcione di foie gras fatto in casa. Al momento del dessert si può scegliere, tra gli altri, il lingotto al cioccolato o la sbrisolona con grappa alla camomilla.
Trattoria Al Pompiere
Nel cuore della Città Antica, la trattoria Al Pompiere è un’insegna storica, attiva dalla metà dello scorso secolo inizialmente come osteria. È stata aperta, appunto, da un pompiere andato in pensione. Dal 2011 la conduce lo chef Marco Dandrea, in una sede rinnovata che però non tradisce lo spirito di un tempo. Materia prima locale in ricette della tradizione con qualche sguardo extraregionale, come l’antipasto di burrata pugliese con insalatina di puntarelle all’acciuga (12€), ma anche gallina grisa e sgombro in leggero saor con polenta (16€); poi risotto mantecato con broccolo fiolaro e tartufo (25€), salmerino delle dolomiti con lenticchie (24€) oppure guancia di manzo all’amarone (26€). Buona cantina di referenze italiane e belle bottiglie francesi, tedesche e austriache.
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